Genitori social: quali rischi?
Quali effetti può avere la tecnologia sulle relazioni interpersonali e in famiglia?
Dall’alba dei tempi gli esseri umani si sono evoluti assieme all’ambiente che li circonda. Nella scorsa “puntata” di questo percorso abbiamo visto che un ambiente iper-tecnologico può generare dipendenza e disagi psichici negli individui. Ora ci rivolgiamo invece al versante sociale di questo problema: quali effetti può avere la tecnologia sulle relazioni con gli altri? Consideriamo in particolare le relazioni familiari.
Dal numero di Notizie del 28 Febbraio 2021, parte 3 di 6.
di Alessandro Cattini
Famiglie e tecnologia: effetti collaterali
Osserviamo alcuni dati forniti dal sito del Center for Humane Technology di San Francisco (per i riferimenti dettagliati a tutti gli studi citati cfr. ledger.humanetech.com).
- Il 50% dei genitori provenienti da 170 famiglie statunitensi ha affermato che gli smartphone interrompono tre o più volte al giorno i momenti che passano con i propri figli.
- L’utilizzo di smartphone e tablet da parte dei genitori mentre giocano con i propri figli può aumentare il livelli di stress del bambino e ridurne le emozioni positive, rendendo meno probabile che continui a giocare quando il genitore guarda il dispositivo anche solo per due minuti.
- I bambini al di sotto dei 14 anni dedicano ai dispositivi tecnologici in media quasi il doppio del tempo (3 ore e 18 minuti) di quello che passano a parlare con la famiglia (1 ora e 43 minuti).
- L’89% degli utilizzatori di smartphone coinvolti in una ricerca del Pew Research Center ha ammesso di averli usati l’ultima volta che si è trovato in compagnia di altre persone.
- Il 75% dei millenial intervistati giudicava accettabile inviare email e messaggi mentre si sta socializzando attivamente con persone in carne e ossa.
- La sola presenza di uno smartphone può ridurre i sentimenti di empatia, fiducia e vicinanza fra due persone, mettendo a repentaglio la loro capacità di entrare in connessione profonda e avere conversazioni significative.
- Più uno tratta un’intelligenza artificiale (come Siri o Cortana) riconoscendole qualità umane, più si rivela disposto a disumanizzare le altre persone. Questi sono solo alcuni risultati di studi che mostrano quanta attenzione le tecnologie digitali possano “rubare” alle nostre relazioni con gli altri, e la cosa potrebbe diventare un problema, poiché sul lungo periodo l’ambiente tecnologico induce trasformazioni importanti anche nella nostra costituzione psichica. Se la presenza della tecnologia ci “disconnettesse” dagli altri per troppo tempo, potremmo finire per perdere alcune delle abilità sociali che più ci rendono umani.
Un antico dilemma
Miguel Benasayag, psicanalista e filosofo argentino, fa alcuni esempi che possono aiutare a comprendere meglio perché la tecnologia influenzi così incisivamente lo sviluppo della personalità (cfr. Benasayag, Oltre le passioni tristi, 2016).
Ogni volta che usiamo uno strumento tecnologico, spiega Benasayag, gli deleghiamo alcune delle nostre capacità. Questo ci permette di liberare energia per acquisirne di nuove. Un esempio semplice è quello della calcolatrice analogica: lo studente con la calcolatrice non sviluppa gli stessi circuiti neuronali di quello che era costretto a svolgere a mente complessi calcoli matematici. Operazioni che quest’ultimo considerava semplici all’altro sembreranno più difficili, ma le risorse e il tempo risparmiati grazie a questo dispositivo potranno essere dedicati all’esercizio di nuove abilità. Un altro esempio è quello delle “app calendario”: se da un lato ci permettono di essere più organizzati, puntuali e precisi, dall’altro spesso fanno sì che non siamo più in grado di ricordare da soli alcun compleanno o appuntamento, sostituendo in parte alcune funzioni della nostra memoria.
Ogni prodotto della tecnica, d’altronde, ha da sempre avuto sia implicazioni positive che negative. È una legge che è valsa dalla punta di freccia all’energia nucleare. La tecnologia, poi, è ancor meno neutrale della tecnica (cfr. Francesco, Laudato Si’, n. 114); è quindi necessario discernere come bilanciare queste “opportunità” e “imprevisti” nell’evoluzione integrale dei sistemi in cui siamo inseriti. Come mantenere un sapiente equilibrio tra ciò che guadagniamo e ciò che perdiamo in questo processo di sviluppo e fruizione della tecnologia?
Come venirne fuori
Lungi dal poter fornire risposte pre-confezionate, invitiamo il lettore a porsi alcune domande ogni volta in cui la sua attenzione sarà fortemente monopolizzata da un dispositivo tecnologico. Per esempio, ci si potrebbe chiedere: “Come mi sento prima, durante e dopo l’utilizzo del dispositivo? Che cosa accade al mio respiro e al mio battito cardiaco? Mentre la uso, quali pensieri emergono? Mi sto divertendo?” A seconda della risposta, ci si potrebbe accorgere di dover cambiare qualche abitudine.
Altre domande possono poi aiutare a capire se si sta usando la tecnologia come un mezzo per accrescere la propria conoscenza, creatività o socialità, oppure come un fine in sé: “Quale impulso mi ha spinto a prendere in mano il telefono? Come posso usare queste risorse digitali per creare qualcosa di originale? Che cosa sto imparando? Perché sto postando? Come potrei sentirmi se nessuno mettesse “mi piace” a questo contenuto? Se dovessi spiegare a un bambino di 6 anni perché è necessario che io usi questo dispositivo, che cosa direi? Sto togliendo attenzione a qualcuno?” (cfr. humanetech.com/digital-wellbeing-covid)
Continua…
Leggi ora la parte 4: Fake-news: come proteggersi?
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