Dai “seminatori digitali” alla sfida dell’informazione on-line
Il lancio del nuovo sito di Notizie è parte del rinnovamento comunicativo della Chiesa
di Guido Mocellin, giornalista, cura per Avvenire la rubrica WikiChiesa
Si fa presto a dire: dobbiamo puntare su Internet, dobbiamo stare sui social. Lo dicono un po’ tutti, prima o poi, specie tra gli attori della comunicazione. Anche circoscrivendo lo sguardo all’infosfera ecclesiale, che è quella che frequento, davvero il catalogo delle iniziative che vengono intraprese è sterminato. In ognuna di esse troviamo un soggetto credente, singolo o gruppo, che ha qualcosa da dire ai suoi fratelli nella fede e che trova nel digitale, tra le mille disponibili, la modalità che gli è più congeniale per dirlo, senza lasciarsi definire in una specifica tipologia di comunicazione.
Spesso le iniziative più riuscite sono quelle che nascono dal basso, dalla felice intuizione di qualche singolo. Che quando diventa popolare si vede subito appiccicata dall’opinione pubblica l’etichetta di “influencer cattolico”, ma che Luigi Rancilio, ottimo social media manager di Avvenire, preferisce chiamare “seminatore digitale”: una persona (prete o laico, non importa) che sta online essendo capace di mettere al centro le persone, e non i loro like, attraverso comportamenti che non sono del tutto controcorrente in Rete, ma che certo sono minoritari rispetto agli “influencer laici” come, ad esempio, non parlare solo di sé, non puntare sull’emotività, essere attenti, riconoscere il valore degli altri.
Ma i singoli, per quanto efficaci, non bastano a esaurire le opportunità che la comunicazione ecclesiale è chiamata a cogliere dall’ambiente digitale. Devono impegnarsi su questo fronte anche le istituzioni. E anch’esse devono farlo con uno stile che ne faccia riconoscere l’ispirazione cristiana. Lo si è visto bene all’inizio della pandemia di cui tuttora siamo vittime, quando è stato grazie al digitale che, dalle comunità locali (parrocchie, famiglie religiose, associazioni) alle diocesi, fino alla Cei, la Chiesa ha potuto non solo comunicare tempestivamente le modifiche all’attività liturgica e pastorale decise conseguentemente ai successivi provvedimenti governativi, ma – cosa più importante – è riuscita a farsi prossima agli altri cristiani e a ogni uomo provato da questa emergenza, ad andare “in uscita” proprio quando dovevamo stare tutti chiusi.
La Chiesa si mostra all’altezza delle proprie tradizioni quando sa reinterpretarle nel suo tempo. Vale anche per le tradizioni della comunicazione sociale delle Chiese locali. Molte diocesi, senza pretendere di competere sul mercato del digitale a suon di visualizzazioni, si sono incamminate sulla via di rinnovare, attraverso la Rete, il servizio svolto fino a poco tempo fa con i media tradizionali. La Chiesa di Carpi è certamente tra queste. Navigando all’interno del suo sito e dei social network che gli fanno da specchio, si apprezzano l’aggiornamento informativo, l’invenzione di specifici appuntamenti digitali, la facilità di accesso ai dati.
C’è da scommettere che il nuovo sito di Notizie, che è online da oggi ma al quale ho potuto in anticipo dare una sbirciatina, non sarà da meno. Certo, nel caso specifico di un sito squisitamente giornalistico, e che affianca una testata cartacea, la sfida si fa ancora più complicata: occorre maggiore discernimento nella selezione dei contenuti, maggiore sensibilità nella scelta dei linguaggi, maggiore attenzione nella cura dei dettagli. Fare informazione online non è più facile che farla sulla carta stampata. Fare l’una e l’altra cosa lo è ancora meno. Ci si riesce se si continua a unire alla indispensabile professionalità la passione per il servizio.