«Sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 29 Agosto 2021
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Commento
Il vangelo di questa domenica ci presenta Gesù impegnato in una controversia molto seria su questioni religiose. È utile inquadrare il brano all’interno del vangelo di Marco: nel capitolo 6 Gesù compie vari miracoli in territorio giudaico, sfama 5000 uomini con la prima moltiplicazione e compie un’attraversata del lago, poi nel capitolo 7 c’è una disputa (il testo di oggi) su come il pane debba essere mangiato, infine Gesù si sposta a Tiro e Sidone e nel territorio della Decapoli, cioè fuori da Israele, dove compie miracoli in favore di pagani e sfama 4000 uomini in territorio pagano con una nuova moltiplicazione.
La controversia del testo di oggi dunque conclude il ministero di Gesù in territorio giudaico e preannuncia la missione ai pagani, con il superamento del concetto di puro e impuro: «così rendeva puri tutti gli alimenti» (v.19). Come sempre i suoi interlocutori e accusatori sono scribi e farisei che in questo caso prendono come pretesto una presunta leggerezza dei discepoli di Gesù nel seguire le regole di purità rituale, in particolare non fanno le abluzioni prescritte prima di mangiare (alla lettera prendono il pane con mani impure). Si tratta di un’accusa seria per un gruppo come quello di Gesù che ha la pretesa di essere autentico e rigoroso nella sua esperienza religiosa. In fondo stanno accusandoli di non rispettare la tradizione tramandata dai padri.
La prima lettura di questa domenica, tratta dal Deuteronomio, ci aiuta a capire quanto la Legge e le norme tramandate facessero parte della spiritualità giudaica, che viveva con orgoglio la sua legislazione, la sentiva come un dono di Dio e fonte di bene: «quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”» (Dt 4,6).
La questione dunque nasce da aspetti della vita apparentemente secondari, ma in realtà è centrale, riguarda il rapporto con Dio, l’identità dell’uomo e la sua felicità. Gesù allora prende seriamente queste critiche e rilancia con una risposta molto dura, chiama i farisei ipocriti e cita un versetto del profeta Isaia nel quale il popolo è rimproverato perché il suo cuore è lontano da Dio, anche se le sue labbra lo nominano continuamente. Ancora una volta Gesù mostra di essere interessato al cuore dell’uomo e di conoscere i rischi di una religiosità solo formale.
Questa discussione con i farisei è talmente importante che Gesù ne trae ispirazione per parlare a tutti i presenti: attira l’attenzione dicendo “ascoltatemi tutti e comprendete bene”. Il messaggio è questo: non c’è niente che possa rendere impuro l’uomo dall’esterno ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Niente di tutto ciò che esiste, che è creato, può rendere l’uomo inadatto a vivere bene e a incontrare il mistero del Padre. In seguito quando è in privato con i discepoli, approfondisce il tema.
Lavature: il termine usato per “lavature di stoviglie …” è il greco baptismos che significa battesimo. Nella frase possiamo sentire una certa ironia: i farisei “battezzano” piatti e bicchieri, mentre Gesù porta un battesimo nello Spirito (e Giovanni un battesimo di conversione).
Al centro di tutto sta il cuore dell’uomo, da lì nasce il non amore di tante azioni cattive e da lì anche l’amore e la comunione con Dio e con i fratelli. Il cuore è il luogo da cui il nostro sguardo vede il mondo e lo trova puro, pieno di sensatezza, oppure impuro e pieno di paurosa bruttezza. Noi siamo meno sensibili alle questioni del puro e dell’impuro rispetto agli antichi ma anche noi tendiamo spesso a dare molto potere alle cose che capitano fuori di noi, più di quanto richieda una visione realistica del mondo. Cerchiamo colpevoli perché la nostra vita non è come vorremmo, oppure pensiamo che la nostra felicità dipenda dagli eventi. Invece Gesù ci insegna che la nostra vera possibilità, ciò che veramente è nelle nostre mani, è prenderci cura del nostro cuore, nella nostra interiorità. Da lì escono le cose belle.
Tradizione degli antichi: in greco paradosis ton palaion. Si tratta di un insieme di precetti e pratiche derivati dall’insegnamento di maestri religiosi molto autorevoli. Erano tramandati oralmente dai rabbini ed erano molto importanti per gli ebrei osservanti. Ne parla anche lo storico Giuseppe Flavio: «I farisei hanno trasmesso al popolo alcune osservanze ricevute dalla tradizione dei padri e che non sono scritte nelle leggi di Mosè» (AJ XIII, 297).
Nel cuore anche incontriamo lo Spirito che con i suoi doni ci fa crescere e ci insegna a dare buoni frutti. Infine Gesù superando ogni formalismo e ogni moralismo ci indica la vetta della vita cristiana con una famosa beatitudine: beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Puro e Impuro: le religioni antiche hanno avuto sempre una particolare attenzione ai temi del puro e dell’impuro. Tutto ciò che ha a che fare col sacro deve essere rigorosamente puro. La religione di Israele era molto attenta alle norme di purità che riguardavano moltissimi aspetti della vita: cose, animali, cibi, persone. La purità rituale si conserva o si recupera tramite abluzioni o sacrifici rituali. Con il messaggio dei profeti e dei sapienti il concetto di purità si approfondisce di riferimenti alla moralità e all’interiorità.