Crisi umanitaria in Polonia e Bielorussia: intervenire è una priorità
L’incontro con alcuni attivisti che insieme alle organizzazioni umanitarie sono impegnati nel soccorso e nella tutela dei diritti umani delle persone bloccate.
di Federico Rossi, operatore Neos Kosmos APS
ph ANSA – SIR
In questi ultimi giorni al confine tra Polonia e Bielorussia si sta assistendo a un cambio di paradigma nei tentativi di attraversamento della frontiera. Mentre prima dello stallo delle ultime due settimane al confine Kuznica Brugi i migranti si muovevano in piccoli gruppi di 4-5 persone, poi 10-15, adesso i gruppi variano dalle 50 fino a 150-200 persone.
La Polizia di frontiera, mostrando il video di una recinzione squarciata, ha dichiarato che un gruppo di 100 persone ha cercato di attraversare la frontiera supportato dai militari bielorussi. È un copione già scritto, che fornisce ulteriori elementi su come la libertà di movimento dei migranti in Bielorussia sia in mano ai militari, i quali nel momento in cui provano ad “agevolare” il superamento della frontiera non sono sicuramente spinti da uno spirito umanitario. Oltre alle numerose testimonianze rispetto al comportamento violento dei militari bielorussi, si deve sottolineare che viaggiare in grandi gruppi rende più semplice l’operato della polizia di frontiera polacca nel rintracciarli una volta che riescono a superare il confine.
Inoltre, favorire, supportare o portare avanti atti violenti verso le forze polacche comporta nell’opinione pubblica polacca l’immagine del ‘migrante maschio, pericoloso e pronto a tutto’ pur di superare il confine…continua a leggere.