La lebbra può essere sconfitta
Il 30 gennaio 69ª Giornata mondiale dei lebbrosi promossa da Aifo, Amici di Raoul Follereau. Le iniziative nelle parrocchie.
A cura di Virginia Panzani
La lebbra è una delle venti malattie tropicali dimenticate che ogni anno colpiscono più di un miliardo di persone nel mondo causando disabilità e stigma. Sono tutte curabili e hanno cause comuni: povertà, mancanza di igiene e di alimentazione adeguata e sistemi sanitari locali molto deboli.
E’ quanto ci ricorda la 69ª Giornata mondiale dei malati di lebbra (Gml), promossa, per quanto riguarda l’Italia, dall’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo). Sabato 29 e domenica 30 gennaio, nel rispetto delle norme anticovid, oltre 560 postazioni in tutta Italia, i tradizionali banchetti, offriranno il “miele della solidarietà”, riso e caramelle – provenienti dal circuito del commercio equo e solidale – il cui ricavato finanzierà i progetti sanitari promossi e gestiti da Aifo in dodici Paesi del mondo. Come scrive Maurizio Maldini, direttore di Aifo, in epoca di covid-19 “qualsiasi attività solidale non può che avere al centro l’obiettivo di contrastare, direttamente o indirettamente, in Italia come nei Paesi terzi, la pandemia, che si combatte con un vaccino e dei farmaci disponibili per tutti, ma anche rafforzando la copertura sanitaria universale e globale, e lavorando per ottenere ritorni concreti per le comunità più svantaggiate, quelle dove le persone non possono curarsi perché sono povere, o diventano povere per i costi delle cure”.
Sono allarmanti i dati, presentati da Aifo, di riduzione drastica, per colpa del covid-19 e delle ridotte capacità dei sistemi sanitari, del numero delle persone, colpite da malattie della povertà e dimenticate, che hanno potuto avere accesso alle cure, ed è urgente rilanciare ogni attività destinata a combattere l’esclusione, ad interrompere la trasmissione ed eliminare le malattie.
“Aifo – prosegue Maldini – è in prima linea in tutto il mondo, lavora per un profondo coinvolgimento delle comunità, soprattutto le più remote, a fianco delle strutture sanitarie intermedie e di territorio, dei loro responsabili così come delle organizzazioni locali di rappresentanza e consenso, per produrre fiducia e sensibilizzazione, inclusione e partecipazione, crescita di consapevolezza e competenza”… continua a leggere.