Mobbing e bossing sul luogo di lavoro
“Lo sportello di Notizie”: l’avvocato penalista Cosimo Zaccaria risponde alle domande dei lettori su questioni inerenti il vivere quotidiano.
Gentile avvocato Zaccaria,
negli ultimi mesi mi trovo a vivere una difficile situazione sul luogo di lavoro e non so come affrontarla. Il responsabile dell’ufficio al quale sono assegnata, all’interno della società di cui sono dipendente, riserva nei miei confronti comportamenti aggressivi ed ingiuriosi, spesso mi rimprovera senza una reale motivazione davanti ai colleghi e sminuisce costantemente la mia attività. Tutto ciò accade ormai da tempo e mi causa un forte stato di ansia. Ho il serio timore che, di questo passo, finirò per rassegnare le dimissioni, pur di ritrovare la mia serenità. Per questo motivo, volevo sapere da lei se le condotte di questa persona hanno rilevanza sul piano penale, in modo da capire se posso attivarmi in qualche modo per tutelarmi e non essere costretta ad abbandonare la mia occupazione.
Lettera firmata
Gentile lettrice,
quello che lei sta vivendo è un vero e proprio caso di “mobbing” sul luogo di lavoro. Il termine “mobbing” deriva dal verbo inglese “to mob”, che significa letteralmente “fare ressa intorno a, assediare, affollarsi intorno a, circondare”, ma anche “assalire, attaccare in massa”. Con questa accezione si indica, infatti, l’insieme delle condotte, materiali e psicologiche, poste in essere da una o più persone, finalizzate ad emarginare un soggetto dal contesto sociale di riferimento, tramite una vera e propria persecuzione stesso.
Trattandosi di un fenomeno molto ampio – che può verificarsi in diversi tipi di ambienti e situazioni collettive – non è possibile individuare gli specifici comportamenti che vi rientrano sulla base di criteri fissi e predeterminati, ma, più in generale, occorrerà fare riferimento a tutti quelli consistenti in angherie ed umiliazioni, ostracismo, vessazioni, abusi fisici, psicologici e verbali.