«Mi vuoi bene?»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 1 maggio 2022
Dal Vangelo secondo Giovanni
Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare? ». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». (…) Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». (…) Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
In questa domenica leggiamo l’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni, che è ancora un testo che ci racconta le apparizioni di Gesù. I discepoli sono in Galilea presso il lago di Tiberiade, dove Gesù gli aveva dato appuntamento dopo la resurrezione. I primi versetti però lasciano trasparire, nella quotidianità dei gesti dei discepoli, un po’ di tristezza: Pietro e gli altri vanno a pescare e nelle loro parole c’è un po’ di avvilimento, tornano alle occupazioni che avevano prima di conoscere Gesù, quasi che fosse tutto perso nonostante la resurrezione. Invece tutto ricomincia e questo nuovo inizio ripercorre quasi le tappe di ciò che è già stato.
C’è prima di tutto una pesca miracolosa, dopo una notte di fallimenti che ricorda l’episodio della chiamata di Petro nel vangelo di Luca (Luca 5,111). Solo dopo aver visto il prodigio i discepoli, prima il discepolo che Gesù amava e poi Pietro, riconoscono Gesù, perché il ricordo e la fede hanno aperto loro gli occhi. Spicca in questo racconto il bellissimo particolare di Petro che pieno di entusiasmo si butta in acqua per andare verso il Signore.
Poi Gesù invita i discepoli a mangiare e prepara del cibo per loro. E stanno insieme in silenzio. Tutto il brano ha come sfondo il silenzio dell’alba in riva al lago, quasi a invitarci a non temere la silenziosa presenza del risorto, anzi a entrare in un silenzio carico della sua presenza. Il risorto sta con i suoi discepoli con gli stessi gesti di sempre, di quando si erano conosciuti la prima volta: partecipa alla pesca, compie prodigi, ma soprattutto mangia con loro e condivide la loro vita. Quasi li addestra a riconoscerlo vicino nella quotidianità della vita e in continuità con l’esperienza passata, per introdurli a quello che sarà d’ora in poi la vita alla presenza del risorto. La comunità dei discepoli impara a poco a poco cosa vuol dire vivere alla presenza del Signore risorto.
Questo brano può essere letto anche come una descrizione della vita della Chiesa: l’immagine della pesca ci parla della missione, che può andare incontro a fallimenti e difficoltà e ha successo solo se segue le parole di Gesù. La sua missione è per tutto il mondo ed è un vero prodigio che gli uomini di ogni latitudine e ogni cultura riconoscano in Gesù il salvatore. Il mangiare insieme il cibo preparato da Gesù è un chiaro riferimento all’eucarestia, che è il luogo dove la chiesa imparerà sempre di più a riconoscere la presenza del risorto.
Il brano termina con l’investitura di Pietro che è chiamato a guidare la comunità di quelli che seguono Gesù, la Chiesa, e a essere il primo a vivere nell’amore e nella fedeltà al Signore. Per tre volte Pietro ha tradito e per tre volte gli viene chiesto di confermare l’amore, che d’ora in poi guiderà la sua vita fino al supremo dono di sé.
Centocinquantatré grossi pesci: il significato di questo numero rimane un mistero, anche se probabilmente esprime un’idea di totalità. Tra le tante ipotesi ad esempio San Girolamo dice che gli zoologi greci avevano identificato centocinquantatré differenti generi di pesci. Sant’Agostino fa notare che 153 è la somma di tutti i numeri da 1 a 17 e 17 è formato da 10 più 7: 10 e 7 sono numeri che indicano completezza.
Il primato di Pietro: Pietro è il primo nelle liste degli apostoli, prende la parola a nome degli altri e riceve da Gesù la missione di guidare la Chiesa in Mt 16,13-23 (anche in Lc 22, 31-32) e in Gv 21.