La guerra dentro la guerra: le vittime delle vittime
Da certe persone o da certi movimenti fortemente ideologici ci si aspetterebbe che si fermassero nel loro intento propagandistico almeno davanti a situazioni umanamente devastanti. Sembra, però, che non ci sia limite al peggio.
In questi giorni, organizzazioni pro-aborto, hanno lanciato un grido di allarme perché le donne ucraine fuggite dalla guerra e ospitate in Polonia, non possono abortire causa la legge polacca contro l’interruzione di gravidanza e spesso questo grido riguarda donne ucraine stuprate. Per questi movimenti, il centro della questione non è tanto la brutalità dello stupro quanto che queste vittime non possono accedere all’aborto, ad una azione che provocherebbe altre vittime.
L’immagine che potrebbe descrivere questa situazione è una guerra dentro la guerra, morte che genera morte, innocenti vittime di altre vittime. La circostanza è veramente da girone infernale e queste associazioni pro-Choice rincarano la dose carica di dolore innescando polemiche decisamente fuori luogo e fuori tempo. Oleksandra Matviichuk, presidente dell’associazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties, sta collaborando con le associazioni polacche per dare assistenza e informazioni alle donne che vogliono abortire.
La legge polacca consente l’accesso all’aborto solo in caso di rischio per la salute della donna, di incesto e di stupro ma per queste donne ucraine accertare il reato significa aprire un’indagine penale che è di fatto impossibile in quanto molto spesso i rei sono anonimi soldati. Oleksandra, si scandalizza anche delle psicologhe polacche che, incontrando le donne desiderose di interrompere la gravidanza, cercano di trasmettere loro motivazioni forti per superare questo desiderio, come il considerare l’importanza e la bellezza della vita.
Come ci si può scandalizzare di questo? Come si può considerare abominevole lo sforzo di preservare una vita innocente, soprattutto in un contesto di violenza e di guerra? Inaudito. Una associazione femminista polacca, che da anni si occupa di assistere le donne che vogliono abortire, ha fatto sapere che dal primo marzo ha ricevuto 200 richieste di aiuto da parte di ucraine e che la maggior parte di loro è riuscita ad abortire farmacologicamente procurandosi illegalmente la pillola, asserendo con rammarico che tante donne se ne andranno dal proprio Paese per abortire altrove.
Davanti a questo scenario mi sono venute in mente le parole profetiche di S. Teresa di Calcutta: “L’aborto è il più grande distruttore della pace perché, se una madre può uccidere il suo stesso figlio, cosa impedisce che io uccida te e tu uccida me? Non c’è più nessun ostacolo.”