Eucarestia, il centro della vita cristiana
Solennità del Corpus Domini: intervista allo storico Al Kalak, autore del volume “Mangiare Dio”.
di Virginia Panzani
Matteo Al Kalak
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,54-55). Nell’approssimarsi della festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la cui origine risale al lontano XIII secolo e che tutt’oggi la Chiesa cattolica celebra solennemente, proponiamo un’intervista al professor Matteo Al Kalak, docente di Storia del Cristianesimo e Storia moderna all’Università di Modena e Reggio Emilia, autore del volume dal titolo “Mangiare Dio. Una storia dell’eucarestia” (Giulio Einaudi Editore).
Qualche settimana fa, all’Auditorium Levi Montalcini a Mirandola, in un incontro pubblico organizzato dall’associazione Politeia, il professor Al Kalak e il vescovo Erio Castellucci hanno dialogato sul tema al centro di questo volume.
Professor Al Kalak, com’è nata l’idea di fare una ricerca e di scrivere un libro proprio sulla storia dell’eucarestia? Che peso ha avuto, nell’ispirarla, la nota vicenda dei sopravvissuti, i membri di una squadra di rugby, allo schianto dell’aereo uruguayano nel 1972 sulle Ande, che si cita nell’introduzione?
La vicenda delle Ande è stata il punto di avvio. Mi ha fortemente interrogato, come storico, un’affermazione dei sopravvissuti: dopo lo schianto aereo i pochi rimasti in vita non avevano altra scelta che nutrirsi della carne di chi non ce l’aveva fatta. Per giustificare questo gesto, hanno invocato proprio l’eucarestia. “Ogni domenica mangiamo carne umana, cioè la carne di Gesù”. Il mio interrogativo è stato capire quanto in profondità avesse scavato l’eucarestia e i valori che veicolava per riuscire a “riemergere” in un contesto tanto speciale e straordinario.