Il Gran Galà Amo premia l’impegno durante la pandemia
Nel 25° dell'associazione, il riconoscimento Donata Testi è stato conferito al dottor Luigi Cavanna
“Leave no one behind. Per non lasciare indietro nessuno”. Questo è stato il tema scelto per la 18ª edizione del Gran Galà dell’Amo che si è svolta ieri sera a Villa Ascari, alla presenza di quasi 300 persone tra volontari, medici, cittadini, rappresentanti del mondo politico e istituzionale. Una frase simbolica che bene esprime lo spirito dell’associazione di volontariato e che richiama un tema più volte affrontato durante la serata: la pandemia e le difficoltà dei due anni appena trascorsi.
Il Gran Galà si è aperto con il ricordo molto toccante e commovente di due persone che sono venute a mancare, Isa Bertolini e Leo Barbieri, ai quali è stata dedicata la serata.
“Sono trascorsi tre anni dall’ultima volta che ci siamo trovati qui tutti insieme – ha esordito un’emozionata Franca Pirolo, presidente dell’Amo -. E’ questo per noi un anno molto importante, perché festeggiamo i 25 anni di attività. Siamo molto orgogliosi di questo traguardo, che è frutto di un intenso lavoro di squadra, a partire dai nostri volontari che sono il ‘cuore pulsante’ di Amo, e poi i medici, psicologi, infermieri, oss, e i tanti collaboratori”.
L’Amo d’Oro, il premio conferito ai volontari per il loro impegno, è stato quest’anno conferito al geometra Sergio Forghieri; al dottor Giorgio Verrini, in rappresentanza dei medici in pensione che durante la pandemia, in modo volontario, hanno prestato la loro opera presso i punti vaccinali; al dottor Michele Pescetelli, referente per le cure primarie e coordinatore delle vaccinazioni su Carpi, come ringraziamento per l’opera prestata da medici, infermieri e farmacisti durante la pandemia; la dottoressa Silvana Borsari, direttrice sanitaria dell’AUSL di Modena per quanto svolto da tutti gli operatori dell’AUSL di Modena. Un “Cuore d’oro Amo” di particolare rilievo è stato poi consegnato alla segretaria dell’associazione, Rita Amadei, che commossa ha affermato: “Voi tutti siete la mia famiglia”.
Un ringraziamento particolare è stato poi manifestato alle dottoresse Maria Grazia lazzaretti ed Angela Righi, fresche di pensionamento, e che tanto hanno fatto per l’associazione e per il Day Hospital Oncologico.
Momento clou del Gran Galà, come da tradizione, è stato il premio Donata Testi. Giunto alla 17ª edizione, esso consiste in un attestato “a favore di chi, persona o associazione, si sia distinto nella propria attività scientifica e nel proprio agire rendendo meno solitaria e difficile l’esistenza dei sofferenti”. Il riconoscimento è stato attribuito al dottor Luigi Cavanna, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ASL di Piacenza e presidente Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri). Un professionista celebrato dal prestigioso settimanale statunitense “Time” che gli ha dedicato una copertina, definendo il dottor Luigi Cavanna uno degli eroi che hanno lottato in prima linea contro il Covid, curando i contagiati a casa loro grazie a una task force territoriale. Un cambio di prospettiva, rispetto al trattamento ospedaliero, che interpreta perfettamente una delle maggiori convinzioni del direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ASL di Piacenza, ossia sviluppare sempre più una medicina territoriale. Intervistato dal dottor Fabrizio Artioli, direttore dell’Unità operativa di Medicina Oncologica di Carpi e Mirandola e presidente onorario Amo, Cavanna ha affermato che “prima di tutto è necessario rispettare la dignità della persona. Come dico sempre noi medici dovremmo metterci al posto dei malati almeno una volta al mese. Occorre mettere al primo posto l’umanità, tutelare la vita dei pazienti anche a costo di fare qualche sacrificio in più per la persona e per la sua famiglia”. Come ha ricordato Artioli, il dottor Cavanna è il testimonial dell’iniziativa cui sta lavorando a Piacenza la Fondazione Gorbachev che da oltre 20 anni si occupa di iniziative umanitarie in favore della pace: assegnare il prossimo Premio Nobel per la Pace al Corpo Sanitario Italiano. La scelta dell’oncologo Cavanna come testimonial non è casuale: nei mesi del lockdown è stato tra i più importanti fautori delle cure domiciliari. Armato di tuta e dispositivi di protezione è andato casa per casa a fare diagnosi e a portare cure. Le foto del suo impegno al fianco dei malati hanno fatto il giro del mondo, come dimostra appunto a copertina del Time. “Dopo il primo caso di Codogno – ha spiegato il dottor Cavanna – in 2/3 giorni tutto è cambiato gli ospedali si sono riempiti di malati e trasformati. Al 100% i pazienti erano positivi al Covid. Per questo abbiamo deciso di andare a casa a fare il trattamento. Una sorta di telemedicina in embrione, per curare gli ammalati e non farli sentire abbandonati. Ci accoglievano come degli eroi. Questa è l’Italia che funziona”. Altro tema trattato dallo specialista è stato quello dell’oncologia di prossimità: “Laddove possibile dobbiamo cercare di portare le cure al domicilio del paziente; anche questo è un segno di umanizzazione”.
Al termine della serata una targa è stata riconosciuta allo stesso dottor Artioli per quanto ha fatto e continua a fare a sostegno dell’Amo.