Tanti progetti di assistenza ma pochi di esistenza
Nonni e anziani, una giornata per voi
di Edoardo Patriarca
Ormai ci siamo: fra qualche settimana, il 24 luglio, celebreremo la II Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, un’iniziativa che Papa Francesco ha fortemente voluto, e il perché di questa scelta lo spiega nell’intenzione di preghiera che per il mese di luglio affida a tutta la Chiesa, intenzione dedicata proprio agli anziani: “I nonni e gli anziani sono il pane che alimenta la nostra vita, sono la saggezza nascosta di un popolo”. Ne siamo veramente convinti?
A parole certamente, ma se ci fermiamo un attimo ad osservare, non semplicemente a guardare, vediamo che la nostra società ha mantenuto, anzi ha accentuato, quell’impronta edonistica che già serpeggiava prima della pandemia: famiglie unipersonali e tanta solitudine, anziani parcheggiati definitivamente in RSA, la ricerca del piacere immediato, la vita vissuta come una fiammata, intensa e precaria come il fuoco di un cerino. Siamo grati a Papa Francesco per il messaggio che ci ha donato, ve ne raccomando la lettura perché è una riflessione profondamente umana: parla di Dio, degli anziani, dei giovani, delle famiglie, insomma ci aiuta a rimettere le cose nel giusto ordine. Ci invita ad accettare noi stessi, apprezzando la vecchiaia, vivendola senza rincorrere il mito dell’eterna giovinezza.
Il problema in fin dei conti è proprio questo, lo spiegava con tanta saggezza il vescovo mons. Vincenzo Paglia nella relazione che ha tenuto alla Summer School dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani (ANLA) a Venezia pochi giorni fa: viviamo qualche decennio in più rispetto alle passate generazioni ma quasi non sappiamo cosa farne di questi anni in più. Sottolinea bene Papa Francesco nell’intenzione di preghiera che ho prima citato: “Non sappiamo bene come vivere questa parte della nostra vita… per gli anziani ci sono numerosi progetti di assistenza ma pochi di esistenza…”.
Parliamo oggi di “silver economy”, cioè di una economia legata agli anziani: è giusto perché la demografia ci racconta che i baby boomers degli anni ’70 stanno pian piano diventando “silver people”, e va da sé che di fronte a questo invecchiamento di massa si creino nuovi servizi e prodotti. Ma rischiamo di perdere felicità perché non troviamo più risposte alla domanda di senso che attraversa oramai tutte le generazioni. Il Papa lo ha ben compreso tanto che nel messaggio si rivolge sì agli anziani e ai nonni, ma in realtà parla alla società tutta.
Numerosi sono i temi da approfondire nell’ambito del messaggio, mi soffermo in particolare su due parole che mi hanno colpito: tenerezza e smilitarizzazione (dei cuori).
In queste difficili giornate che il mondo sta attraversando (riportano alla mente dei più anziani ricordi ormai rimossi da tempo) colpisce il riferimento alla “rivoluzione della tenerezza”. Francesco sprona a mettere al servizio delle generazioni più giovani il valore della fragilità di fronte alla vita che sappiamo corre senza fare sconti, proprio come testimonianza. Nel dialogo con le giovani generazioni si costruisce il futuro del mondo, nel passaggio del testimone si pongono le basi per una società più giusta, equilibrata, nella quale nessuno debba sentirsi escluso. Il Papa affida ai più anziani – quelli che sono venuti prima – questo compito perché per attuarlo occorrono risorse spirituali (mitezza, serenità, saggezza) che si conquistano solo con gli anni, con la vita vissuta.
Il secondo è l’invito ad “una conversione che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello”: una chiamata alla responsabilità a nonni e anziani affinché insegnino alle donne e agli uomini di questo tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo tenero che rivolgono ai loro nipoti. Tenerezza e cuori pacificati!