Don Benito Poltronieri, la gioia di essere sacerdote per sempre
Verso la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani (24 luglio): la testimonianza di don Benito Poltronieri, 94 anni, sacerdote dal 1953, già parroco di Cortile di Carpi dal 1962 al 2008, oggi residente a Mirandola. “Non trovo le parole per dire con quale gratitudine verso il Signore vivo tutt’oggi il mio ministero”
di Virginia Panzani
Il Vescovo Erio Castellucci e don Benito Poltronieri al recente incontro nel Duomo di Mirandola con la San Vincenzo de Paoli e il movimento di spiritualità vedovile Speranza e Vita
In questo mese in cui Papa Francesco ha chiesto di pregare in modo particolare per le persone più avanti con gli anni e in vista della seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani (domenica 24 luglio), Notizie propone alcune testimonianze di quanti, nella nostra Chiesa, per usare le parole stesse del Santo Padre nel messaggio per la ricorrenza, continuano a dare “molti frutti”, spesso nel silenzio e nel nascondimento, ma con una intensa vita di preghiera. E’ questa la volta del canonico Benito Poltronieri, 94 anni da poco compiuti, sacerdote dal 1953, decano del clero della Diocesi di Carpi, oggi residente a Mirandola, dopo essere stato parroco di Cortile di Carpi dal 1962 al 2008. Nella parrocchia di Santa Maria Maggiore è stato, fra gli altri incarichi, assistente della San Vincenzo de Paoli, del movimento di spiritualità vedovile Speranza e Vita, e dei piccolissimi dell’Acr.
“Ti sei rivolta a me in questa intervista perché mi ritieni anziano?” esordisce con una battuta scherzosa don Benito Poltronieri nella nostra conversazione. “Io non trovo le parole per dire con quale gratitudine verso il Signore e con quale gioia vivo tutt’oggi il mio ministero sacerdotale – prosegue -. Lo ringrazio anche perché ho al mio fianco mia sorella Norma, che rappresenta il bastone della mia vecchiaia e con tanta premura si occupa di me, e la sua famiglia che mi ha accolto in questi anni a Mirandola”. Quasi ogni giorno don Benito concelebra la Messa nel Duomo di Santa Maria Maggiore, insieme ai confratelli sacerdoti in servizio in parrocchia. “Appena le forze me lo permettono vado perché sento forte il richiamo all’altare per poter celebrare l’Eucaristia – sottolinea -. Durante il giorno, recito le preghiere del Breviario, ma, siccome la vista non è più quella di un tempo, cerco di supplire con la preghiera costante del Rosario. Un affidamento a Maria naturalmente non soltanto di me stesso ma di tutte le persone che mi chiedono di pregare per loro. E’ un grande conforto constatare che ci sono tanti fratelli e sorelle che si fidano di me a tal punto da raccomandarsi alle mie preghiere, così come lo è sapere che anche loro pregano per me”.
Un pensiero speciale va all’attuale parroco di Mirandola, don Fabio Barbieri, “che fraternamente mi assiste e mi accompagna”, e parimenti ai predecessori di don Barbieri, don Carlo Truzzi e don Flavio Segalina, con cui don Benito ha vissuto diversi anni in comunione di servizio in parrocchia.
“Sono profondamente convinto che la vita vada vista in positivo – afferma con forza don Poltronieri -, come un dono che si snoda davanti a noi e in cui sempre possiamo dare una mano, con l’aiuto del Signore, nel lavorare per la costruzione del Suo Regno. Ecco, guarda, Virginia, credo che anche la tua telefonata di oggi sia un dono del Signore…”. Conclude così la sua riflessione don Benito, ricevendo il grazie di chi scrive, la quale, a sua volta, ha trovato in questo momento di dialogo un regalo del Cielo.