Ohana noi siamo famiglia
Comunità Papa Giovanni XXIII: dopo le esperienze in estate, riprendono le attività inclusive per le persone disabili.
di Irene Ciambezi
Un’estate all’insegna della condivisione e della riscoperta della casa comune, il Creato, chiamati a rispettarlo e averne cura – come insegna Papa Francesco. Questa l’esperienza vissuta dal gruppo di disabili adulti insieme a giovani compagni di viaggio volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII. A luglio un periodo forte di vacanza al mare a Rimini, in cui ognuno ha potuto anche incontrare la vita dei delfini e di altri animali – pony e cavalli, volatili – che richiedono di essere protetti e rispettati, e conoscere come il mare sia una risorsa importante per il nostro ecosistema, per la pesca e non solo per il divertimento estivo.
Ma in cui ognuno ha anche imparato quali prodotti e abitudini malsane rischiano di inquinarlo. Come hanno scritto su Instagram Betta e Lary al loro ritorno: “Immersi nella natura, abbiamo capito che tutte le creature han bisogno di essere protette e di ‘volare’ libere, per essere protagonisti nel cielo e sulla terra che sentono come casa loro… la Casa che abbiamo in comune. E questo vale anche per le persone!!!”. A Rimini è stato un evento molto toccante anche la visita alla tomba del fondatore, don Oreste Benzi, e l’ascolto di testimonianze di chi lo ha conosciuto direttamente. Significativo l’invito ad una vita fatta di essenzialità e di cura del Creato e delle creature senza escludere nessuno, specie chi è più solo o rischia di essere emarginato per il disagio, la povertà o le conseguenze di violenze che può aver subìto.
Il gruppo di disabili, provenienti da diversi comuni della Diocesi, nel corso dell’estate, ha continuato i momenti di incontro, le gite in montagna, fino ad arrivare all’attività di brainstorming di fine agosto che ha permesso ai partecipanti di darsi finalmente un nome: Ohana che significa famiglia, famiglia allargata in cui c’è posto per tutti. Il gruppo Ohana che oggi conta circa 25 componenti – persone accolte nelle case famiglia della Comunità ma anche giovani e adulti disabili che vivono nella propria famiglia, e volontari per la maggior parte di Mirandola e dintorni – da ormai quattro anni ha sperimentato, a più riprese, il bisogno di incontrarsi in luoghi di aggregazione comune per costruire relazioni significative, momenti di preghiera, attività di potenziamento delle proprie autonomie, che specie chi vive maggiormente nelle periferie della diocesi o nei comuni più piccoli non trova a disposizione, tantomeno nel weekend, o che faticherebbe a raggiungere.
Nuovo anno sociale: iniziative anche per i genitori
Le attività del nuovo anno sociale – attività motorie, aggregative, culturali, visite guidate e iniziative spirituali – continueranno intorno al tema della qualità della vita. Inoltre verranno programmati una serie di incontri rivolti a genitori delle persone con disabilità, di cui alcuni saranno specificamente indirizzati ai siblings, ovvero ai fratelli e alle sorelle. Anche i familiari infatti manifestano difficoltà nelle relazioni quotidiane, bisogno di confronto con altri familiari e strumenti di supporto per affrontare i nuovi ostacoli istituzionali e burocratici emersi a seguito della crisi economica post Covid.
L’idea centrale di ogni appuntamento promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII è quella di creare spazi ed attività in cui sentirsi “a casa“, essere protagonisti, e sperimentando la partecipazione attiva ad iniziative per il recupero del benessere psico-fisico di persone con disabilità, coinvolgendo sempre più i giovani e gli adolescenti che vogliano fare esperienza concreta di servizio e volontariato accanto a persone fragili, sia per sentirsi parte di una famiglia più ampia, la famiglia cristiana in cui nessuno è escluso, sia anche per diffondere una cultura non dello scarto ma dell’appartenenza e dell’amicizia.
“Appartenenza. Questa è la parola che alle persone con disabilità suona molto meglio. E anche ai familiari e ai loro amici – spiega Mauro Tuzza, referente dell’ambito disabili della Comunità di don Benzi -. E in questo la Chiesa ancora una volta è stata profetica. Di recente, anche la nostra diocesi ha promosso la messa dei 5 sensi, vissuta intensamente, a misura di tutti, inclusiva e partecipativa. E’ uno dei momenti spirituali a cui partecipiamo attivamente come associazione, perché l’incontro con Gesù – come diceva don Oreste – possa essere ‘un incontro simpatico’. Appartenenza vuol dire infatti ‘riconoscersi tutti parte della stessa umanità vulnerabile’ amata da Gesù. Compagni di viaggio – conclude – e non oggetto esclusivamente di accudimento. Né speciali. Né distinti tra ‘noi e loro’. Semplicemente ‘Noi’”.