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Cantieri di Betania, testimonianza di Isa Frigeni dell’Unitalsi

Secondo anno di cammino sinodale, i cantieri di Betania: lungo la “strada” con l’Unitalsi nei santuari mariani, l’esperienza di Isa Frigeni, volontaria di Carpi. Domenica 27 novembre, dalle 15.30, la sua testimonianza sarà proposta in parrocchia a Panzano all’incontro del gruppo di preghiera Medjugorje

di Virginia Panzani

 

Cantieri di Betania, testimonianza di Isa Frigeni dell’Unitalsi

Isa Frigeni (in piedi) con con l’amica dell’Unitalsi Helga

 

“Marta e Maria non sono due figure contrapposte, ma due dimensioni dell’accoglienza, innestate l’una nell’altra in una relazione di reciprocità, in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio e il servizio l’espressione dell’ascolto”. E ancora nel “cantiere della strada e del villaggio, presteremo ascolto ai diversi ‘mondi’ in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè ‘camminano insieme’ a tutti coloro che formano la società; in particolare occorrerà curare l’ascolto di quegli ambiti che spesso restano in silenzio o inascoltati: innanzitutto il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità”. Queste citazioni tratte dal testo della Conferenza Episcopale ItalianaI cantieri di Betania. Prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale” si prestano ad esprimere, in sintesi, il cuore della “vocazione” dei volontari dell’Unitalsi: ovvero la preghiera e il servizio, indissolubilmente complementari, e lo stare accanto ai fratelli e alle sorelle che vivono la realtà della sofferenza lungo la strada che li accompagna a Cristo. Di tutto questo porterà testimonianza Isa Frigeni della Sottosezione Unitalsi di Carpi il 27 novembre, dalle 15.30, nell’incontro del gruppo di preghiera che si riunisce ogni ultima domenica del mese in parrocchia a Panzano di Campogalliano. Di recente, dal 29 ottobre al 1° novembre, la volontaria ha partecipato al pellegrinaggio a Medjugorje organizzato dall’Unitalsi Emilia-Romagna, con capofila il gruppo carpigiano.

Una vocazione, quella di Isa, nata “per caso”, anche se lei, ne è convinta, il caso non esiste. “Una quindicina di anni fa, in un periodo molto difficile in famiglia per la malattia di mio nipote – racconta – trovai davanti alla Cattedrale l’avviso di un pellegrinaggio dell’Unitalsi a San Giovanni Rotondo. Io desideravo tanto fare un’esperienza del genere… così telefonai al contatto indicato e da lì ho conosciuto l’Associazione”.

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