Intervista a Felicia Kingsley
CulturalMente, una rubrica di Francesco Natale.
Ospite di questo nuovo appuntamento di “Culturalmente” è Felicia Kingsley, all’anagrafe Serena Artioli, l’autrice di romance nativa di Carpi che si è impossessata delle classifiche italiane dei best seller. Di recente è uscito il suo nuovo libro edito da Newton Compton Editori dal titolo “Ti aspetto a Central Park”. Nel corso della rassegna culinaria e culturale “Emilia Food Fest” è stata insignita del premio “Eccellenze: Emilia in rosa”. Ma Felicia non è solo un’autrice di successo, è anche architetto, ma, come ci racconta lei nel corso dell’intervista, l’architettura e la scrittura sono legate da alcuni punti in comune. La Kingsley, inoltre, gode di una larga community che la segue sui social da ogni angolo d’Italia. Attualmente sta girando l’Italia per varie presentazioni e firmacopie e questi eventi riescono a radunare centinaia di persone. Oltre a “Ti aspetto a Central Park” è in libreria “Booklover”, un originale diario di lettura da lei ideato edito sempre dalla Newton Compton Editori.
Hai venduto oltre mezzo milione di copie, appena pubblichi un nuovo libro sei nelle classifiche dei libri più venduti. Non ti vengono le vertigini con tutto questo successo?
In realtà è un successo che esiste sulla carta, nelle classifiche e nel numero di copie vendute citato, ma in realtà nella mia vita di tutti i giorni non è cambiato nulla. Per intenderci, nessuno mi ferma per strada per chiedermi foto e autografi, il che va benissimo perché la mia tranquilla quotidianità mi piace. Quello che conta per me è l’affetto di chi legge le mie storie e magari decide di spendere un minuto del proprio tempo per scrivermi e trasmettermi le proprie impressioni di lettura.
Sei anche architetto. C’è un legame tra l’architettura e la scrittura?
Per me sì. L’architettura per me è stata una scuola di scrittura perché tra le due arti ci sono diversi punti di tangenza: nel progettare una storia seguo le stesse fasi della progettazione di un edificio, pianifico e studio tutto. Inoltre, l’architettura mi ha insegnato che gli edifici, le città in cui viviamo sono storie, le nostre. Ogni mattone racconta qualcosa.
Lavori molto sui social. Quanto i social influenzano il mondo editoriale?
Ciascun autore credo potrebbe dare una risposta diversa ma nel mio caso direi che siano fondamentali. Per me sono il canale principale per tenere uno stretto rapporto con tutta la community di lettori (me inclusa, io sono prima di tutto una lettrice).
Nel tuo nuovo libro, “Ti aspetto a Central Park”, parli di editoria. Da dove ti è venuta in mente l’idea di parlare in un libro di editoria?
C’è molta curiosità riguardo questo settore professionale che per molti è inaccessibile e certe informazioni, anche le più basilari, circolano solo tra gli addetti ai lavori. In questi anni qualcosina di editoria l’ho imparato così ho pensato di condividere alcune curiosità per coinvolgere i lettori anche oltre la storia d’amore.
Oltre a “Ti aspetto a Central Park” sei in libreria anche con “Booklover”. Di che si tratta?
È un diario di lettura, per tenere traccia di tutti i libri letti. Contiene schede di lettura e tanti altri tool per conteggiare i libri che abbiamo letto, i generi preferiti, valutarli, gestire budget di spesa… è uno strumento interattivo, non solo compilativo, che magari sarà bello riguardare negli anni.