Quella prigione sui tetti del Duomo…
di Andrea Beltrami
Con la pubblicazione del volume “Quella prigione sui tetti del Duomo” la celletta nascosta tra le tegole a ridosso della cupola non sarà più sconosciuta a molti. Un inedito fotografico che riproduce i graffiti ancora visibili sulle pareti della prigione, incisi con oggetti appuntiti o disegnati con colori di fortuna dai chierici condannati a qualche periodo di detenzione sui tetti. Chi ebbe la sventura di trascorrervi le giornate ha certo sperimentato la ristrettezza del luogo e la minaccia degli eventi atmosferici, data anche la posizione, potendo solamente affacciarsi all’unica finestra che concedeva una vista sull’Episcopio e una ristretta panoramica dei tetti di Carpi sconfinante oltre le mura di occidente verso la campagna circostante.
Proprio questa interessante collocazione della “cella” con i suoi graffiti, per lo più inediti, ha portato ad approfondire l’argomento, trattato in pagine originali e coinvolgenti al tempo stesso. Dall’analisi delle testimonianze vergate sulle pareti emergono nomi, sigle, disegni e pensieri dei chierici rinchiusi che abbracciano un arco temporale di alcuni secoli. La maggior parte risulta mutila e frammentaria, dovuta alla caduta di intonaco ma anche al trascorrere del tempo e all’esposizione agli agenti atmosferici. Con l’aiuto della sapiente esperienza dei fotografi Mario Mazzurana, Rita d’Ambrosio e Marino Luppi, certe scritte, illeggibili o addirittura labilissime ad occhio nudo, hanno acquistato consistenza e, seppure mutile, sono comunque state riportate. Ne emerge una testimonianza di vita, che oggi possiamo solamente immaginare, di presbiteri e chierici condannati dal giudizio dei superiori alla pena del carcere; qual-che nome, stemmi gentilizi, frasi accusatorie, disegni a monocromo e colore restituiscono lo stato d’animo dei detenuti.
Mauro Giubertoni e chi scrive hanno condotto le ricerche archivistiche e curato il testo. Dalle indagini sono emerse due testimonianze inedite rispettivamente del canonico Giorgio Fanti, diretto protagonista nelle carceri seppure scritta in terza persona, e del vicario capitolare Andrea Leoni relativamente alla detenzione del canonico Giovanni Antonio Fornasari. La prima racconta le vicende che hanno portato Giorgio Fanti ad essere dichiarato colpevole e poi rinchiuso nelle celle del Duomo. Un manoscritto inedito e ricco di informazioni di prima mano, con riferimenti anche di come l’arciprete si serviva dei “birri” pubblici per condurre in prigione i malcapitati. La seconda invece ci riferisce, tramite le lettere inviate dall’autorità ecclesiastica al Duca di Modena, delle vicende del canonico Fornasari, armato di pistola e persona da cui l’arciprete e il suo vicario desideravano tenere le distanze. Sono solo alcune delle tante storie racchiuse nei nomi e nelle date scritte nel perimetro della prigione, che attraverso questa originale pubblicazione diventano ora patrimonio comune.
Nella parte finale del volume non poteva mancare un accenno a don Nicola Grillenzoni, l’eclettico sacerdote che da secoli riposa all’interno del campanile di sinistra della Cattedrale, da lui fatto costruire e finanziato. Don Nicola non ha subito la pena del carcere tuttavia il suo desiderio di essere sepolto “in alto” sul campanile lo si può annoverare tra i chierici che sono passati per i tetti del Duomo. L’apparato fotografico, ricco di particolari curiosi, permette un rimando ad un’epoca lontana consentendo di entrare in un luogo sconosciuto e dimenticato per la posizione e per l’uso che se ne faceva. Grazie a questo lavoro, reso possibile grazie anche alla partecipazione della Fondazione Cassa Risparmio Carpi e Arbor Carpensis possiamo ora conoscere qualcosa di inedito e sconosciuto e immaginarci il tempo nel quale la “prigione dei preti” era attiva.
Per gli interessati e quanti desiderano curiosare tra i graffiti l’appuntamento è per domenica 4 dicembre 2022 alle ore 17,30 presso il Museo diocesano, in Corso Fanti 44.
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