Gianmarco Parodi e il suo libro, un’avventura che parte da Sanremo
CulturalMente, la rubrica curata da Francesco Natale.
Siamo nella settimana del Festival più chiacchierato d’Italia, il Festival di Sanremo. Abbiamo quindi colto l’occasione per dare spazio a Gianmarco Parodi, giovane scrittore sanremese, autore del libro “Non tutti gli alberi” (Piemme). Il romanzo vede come protagonista la piccola Alice che dalle colline del ponente ligure parte alla ricerca del papà a cui è molto legata. Questa avventura la porterà allo scoprire il mondo. Gianmarco Parodi con questo libro, oltre ad essere arrivato finalista nel 2021 al prestigioso Premio Calvino, ha raggiunto numerosi traguardi come la vittoria del Premio Giovane Holden e del Premio Sarzana. Il romanzo è inoltre risultato finalista al Premio Zeno e al Premio Michelangelo Buonarroti. “Non tutti gli alberi” è anche finalista al Premio Nabokov, di cui, però, ancora non si sa il vincitore. Lo scrittore, a fine intervista, ci rilascia anche uno scoop sui suoi progetti futuri che avranno presumibilmente luce l’anno prossimo.
Tu sei di Sanremo e siamo nella settimana del Festival. Che aria tira?
Camion della RAI che arrivano, traffico che aumenta, aree che si chiudono. La piazza principale è blindata perché stanno costruendo un mega palco. La città è molto partecipe. È bello.
Sanremo non è solo la città del Festival, ma anche la città dei fiori. Si può collegare Sanremo al tuo libro “Non tutti gli alberi”?
Ovviamente, il mio libro inizia proprio qua, nelle campagne di Sanremo. Una parte si svolge anche nel centro città. Poi piano piano si allontana dalla città e arriva al confine con la Francia. Io, peraltro, ho studiato il mondo floricolo sia alle superiori che all’università. È un mondo che ho conosciuto bene. In campagna ci sono cresciuto e i fiori entrano nel mio romanzo. Anche la protagonista, Alice, abita proprio in campagna.
Tu con questo libro sei arrivato finalista al Premio Calvino e hai vinto numerosi premi. Insomma, “Non tutti gli alberi” è un romanzo di successo. Te lo aspettavi?
Non me lo aspettavo, ma ci ho lavorato per tanti anni. Sai, questo romanzo ha una genesi di più di dieci anni. Ho collezionato una serie di delusioni e di “no”. Ma non ho mai mollato. Adesso ce l’ho fatta. Io sono contentissimo che arrivino queste vittorie. Pensavo facesse il suo ciclo, ma ancora di questo libro se ne parla.
Hai detto che hai ricevuto tanti “no”, ma alla fine sei stato pubblicato da Piemme, una grande casa editrice, per altro da giovanissimo. Come sei riuscito ad arrivare a Piemme?
Mi sono iscritto al Premio Calvino, un premio che è una bella vetrina per gli esordienti. Mi sono detto: “se va va, se non va basta, scriverò qualcos’altro”. Alla fine sono arrivato finalista tra mille libri. Le grandi case editrici si affacciano per vedere chi vince e chi arriva finalista. Quando prima provavo a sfondare la porta delle case editrici, sono state poi loro (non solo Piemme) a volere quel manoscritto. È stato formidabile. A un certo punto ho dovuto scegliere. Ho scelto Piemme perché era quella che mi “calzava” di più in quel momento.
Progetti futuri?
Ci sono, però sono un po’ scaramantico per cui quando ancora questi sono “in embrione” non li faccio “prendere aria” per paura che si guastino. Non saranno progetti narrativi. Saranno progetti più saggistico-esplicativi, ma la magia della storia ci sarà sempre perché non sono un accademico. Sto lavorando a qualcosa che potrebbe uscire l’anno prossimo. Sei il primo al quale la notizia viene data.
Uno scoop…
Sì, a tutti dico “nessun progetto, bisogna ancora portare in giro questo libro”, però ti dico che sto lavorando a questa cosa che potrebbe non andare in porto. Le mie mani non sono ferme. Le mani di uno scrittore non sono mai ferme. Si è sempre lì che si lavora.