Vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma tra Turchia e Siria
La Chiesa di Carpi è vicina con la preghiera e con la solidarietà alla popolazione colpita dal violento terremoto tra il sud della Turchia e il nord della Siria nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio. Comunità con cui ci unisce un legame particolare nel ricordo della visita di monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei, accolto nel 2016 dalla Diocesi e dal Comune di Carpi, e della testimonianza del vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, alla Veglia Missionaria Diocesana del 2018 in Cattedrale a Carpi.
La Caritas Diocesana di Carpi ha promosso una raccolta fondi per aiutare le popolazioni coinvolte dalla calamità e dare risposte concrete ai bisogni essenziali.
È possibile lasciare la propria donazione sul conto corrente bancario intestato a Diocesi di Carpi C/Caritas Diocesana IBAN IT86X0538723300000001422974 inserendo come causale “Terremoto Turchia-Siria 2023”.
La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del terremoto. “A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione”, ha affermato il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei.
Lo stanziamento della Conferenza Episcopale Italiana aiuterà a far fronte alle prime necessità. Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”.
Foto Caritas Anatolia
Condividi sui Social