Lions Club, serata sui cibi e sulle tradizioni culinarie locali
Alla recente serata del Lions Club Mirandola un approfondimento sui cibi e sulle tradizioni culinarie locali. Relatore dell’incontro Alberto Calciolari, sindaco di Medolla e presidente Ucman, nelle vesti di studioso della materia, a cui si dedica da anni nell’ambito di incarichi professionali svolti in regione
Da sinistra Alberto Calciolari e Paolo Vincenzi
Una interessante conviviale del Lions Club Mirandola ha avuto come ospite, la settimana scorsa, Alberto Calciolari, sindaco di Medolla, nonché presidente dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord (Ucman), che, messi da parte gli argomenti di cui istituzionalmente si occupa ogni giorno, è stato ascoltato sul tema dei cibi e delle tradizioni culinarie di Mirandola e dintorni al cui studio si dedica da anni nell’ambito di incarichi professionali svolti in regione. E’ quindi stata una piacevole sorpresa per molti constatare che il dottor Calciolari è un profondo conoscitore di una materia molto diversa da quella per cui è noto ai più.
Prima di entrare nel vivo della serata, Paolo Vincenzi, presidente del Lions Club, con parole accorate e seguite da un minuto di silenzio, ha ricordato la figura di Valter Belluzzi, socio del Club e presidente nell’annata 2013-14, deceduto da appena qualche giorno. Questa grave perdita lascia la famiglia e tutti i soci in un profondo e sentito dolore. Valter ha speso la sua vita con grande generosità a favore degli altri, nei Lions e in diverse associazioni di volontariato. A suo ricordo il Club ha predisposto una donazione all’Istituto Oncologico Mantovano.
Tornando all’argomento dell’incontro, Calciolari ha esordito sottolineando l’importanza della cucina nell’ambito della letteratura, dove essa è caratterizzata da grandi contraddizioni. C’è la cucina del troppo, ossia della sovrabbondanza e del troppo poco, ossia della fame. La sovrabbondanza si ritrova al massimo grado già nei banchetti organizzati nel 1500 dai signori dell’epoca, fra cui i Pico e i vicini Gonzaga. Aveva lo scopo di alimentare il prestigio delle corti. Si mangiava per ore ed ore con cibi estremamente sofisticati. Venivano servite anche cose strane per noi, ad esempio, la salsiccia “gialla” (ovvero, colorata con lo zafferano), oppure la “brazzadella”, ovvero la ciambella dolce o salata, oppure portate a base di pesce o storione allora presente nel Po. A Mirandola Francesco Masselli, cuoco alla corte dei Pico, racconta i ricchi banchetti che nel luglio 1620 furono organizzati al passaggio da Mirandola di Caterina dei Medici, diretta sposa a un Gonzaga, in cui esalta per pagine e pagine il duca Alessandro I° Pico e descrive i sontuosi piatti, serviti con stoviglie e posate dorate e comprendenti frutti rari, come le arance, e, per stupire i commensali, anche il ghiaccio sfornato da apposite ghiacciaie, nonostante le temperature estive.
Calciolari passa poi ai casi di segno opposto, in cui è il troppo poco a farla da padrone. E così cita il poeta Giulio Cesare Croce di S. Giovanni Persiceto che in un suo componimento elogia i sughi d’uva e in un altro parla della festa del 24 agosto a Bologna, in cui ogni anno si gettava un maialino cotto sulla folla che si accalcava per poterlo mangiare. Il maiale è sempre stato un cibo molto importante nela nostra cucina. Si pensi allo zampone che il mito fa nascere a Mirandola al tempo dell’assedio di Giulio II.
Un’altra contraddizione della cucina sta nella consumazione dei cibi con convivialità, da una parte, o nell’isolamento, dall’altra. A proposito della prima, Calciolari ricorda una celebre cena del 1885 del poeta Giosuè Carducci, bolognese d’adozione, in compagnia di amici cacciatori, in cui si cantano le lodi di un fantastico piatto di tordi, o, per contro, l’isolamento del poeta Alfredo Oriani che amava mangiare da solo, schivo e frugale. Infine c’è l’aspetto della religiosità. La troviamo, molto umana, negli scritti di Giovannino Guareschi, dove Don Camillo e Peppone diventano buoni amici solo davanti al cibo e a un bicchiere di lambrusco, ma anche presso altri autori, come Marino Moretti, nel fantastico racconto delle tagliatelle, preparate come in un rito religioso a casa sua a Cesenatico, per i militari americani negli ultimi mesi di guerra, i quali finivano regolarmente per apprezzarle con un fragoroso: OK!
E la relazione di Calciolari potrebbe continuare ancora a lungo, perché quando si parla dei nostri cibi, tra i migliori al mondo, e si leggono i magistrali racconti degli autori chi li decantano, il piacere è tale che il discorso non può interrompersi facilmente.
I.P.