Quel sorriso rassicurante
Il mondo della scuola piange la morte di Manlio La Placa, docente di tecnologia alle Hack. Il preside Mantovani: “Una grande perdita”
La famiglia e la scuola erano le sue due grandi passioni, alle quali ha dedicato tutta la sua vita con dedizione e amore. La comunità piange la scomparsa di un professore “eccezionale” come tutti, docenti e studenti, lo definiscono, Manlio La Placa, morto domenica 4 giugno a 49 anni. Per quasi cinque anni ha lottato con ogni sua forza contro una malattia che, alla fine, non è riuscito a sconfiggere. Architetto, La Placa era docente di Tecnologia alle scuole secondarie di primo grado: dopo tanti anni alle Focherini, dal 2013 era passato alle nuove medie di Cibeno, le Margherita Hack. Non semplicemente era “passato” all’altro istituto, ma aveva contribuito personalmente a dare vita alla nuova scuola, “combattendo” in prima linea per la sua realizzazione e inaugurazione, il 21 dicembre 2013, quando ancora si chiama solo “Polo di via Canalvecchio”, in attesa di scegliere il nome definitivo (Margherita Hack, appunto).
Così lo stesso professor La Placa scriveva in un post datato 20 dicembre 2013: “Domani l’inaugurazione della Scuola Secondaria di Primo Grado di Cibeno. Sono fiero del lavoro svolto a tre mesi dalla sua apertura, così come sono fiero dei tanti colleghi che hanno lavorato con passione e generosità! Proprio i miei colleghi e la mia famiglia voglio ringraziare per essermi stati vicini nei tanti momenti difficili di questo avvio di anno scolastico! Vi voglio bene!!!”. Parole piene di entusiasmo che ora risuonano con tanto dolore e nostalgia nel cuore delle tantissime persone che lo hanno conosciuto e stimato. “E’ per tutti noi una grande perdita – afferma Tiziano Mantovani, dirigente scolastico delle Margherita Hack -. Il professor La Placa era un docente preparato e rispettato da tutti, colleghi, alunni, personale scolastico. Per i primi due anni dall’apertura del nuovo istituto ha ricoperto anche il ruolo di vice preside: una persona aperta, seria, squisita. Anche durante la malattia ha sempre cercato di essere presente”.
Il clima che si respirava lunedì mattina alle Hack era quasi surreale: i professori nelle varie classi hanno ricordato il docente ed è stato osservato un minuto di silenzio in suo onore. Affettuoso il ricorso della collega di inglese Veronica Bartoli: “Nella vita di tutti ci sono sedie che a un certo punto rimangono vuote, persone che rimangono al loro posto di fianco a noi anche se quando si siedono sembra non ci sia nessuno. Non voglio pensare ad oggi (domenica, ndr) che ti ha portato via Manlio, tu che sei il bene in persona, voglio pensare solo alla fortuna immensa che abbiamo avuto ad averti in questi anni, alla nostra scuola che è nata con e grazie a te, a tutti quelli che oggi ti ricordano e che come me non ti dimenticheranno mai. Voglio pensare al tuo sorriso e ai tuoi ti voglio bene. Voglio pensare che te ne vorrò sempre e per sempre. Voglio pensare che a scuola una sedia in più c’è sempre, e che ti troverò lì sempre”.
“Eravamo colleghi già dai tempi delle medie Focherini – prosegue Veronica Bartoli -. Quando un gruppo di noi, con il crescere della scuola, è stato destinato alla nuova struttura di Cibeno, ci siamo un po’ tutti sentiti smarriti. Ma Manlio è riuscito da subito a rassicurarci: abbiamo iniziato la scuola a settembre quando il cantiere era praticamente finito da poco, eppure lui il primo giorno era lì, ad accogliere tutti, proprio tutti. Era così: anche quando ci spaventati per la sua malattia, era lui a farci coraggio. Quando stava meglio, anche ‘lottando’ contro il parere dei medici, comunque faceva in modo di venire a scuola. Di esserci. Ecco, Manlio c’era sempre, per tutti. Un punto di riferimento, scherzoso, buono, ma anche autorevole quando necessario. Manca, mancherà, sempre”.
Ezio Diazzi, docente di musica, lo ricorda come “un fratello. Eravamo molto uniti, abbiamo ‘lottato’ insieme per questa nuova scuola in cui studia anche il figlio. Le persone gli volevano bene e quello che lascia è un grande vuoto”. Lunedì 5 giugno, in Cattedrale, è stata celebrata una Messa per il professor La Placa: nel gremito Duomo due suoi alunni si sono esibiti in suo onore, suonando il violino e cantando, tra la commozione di tutti i presenti”. La salma è stata poi trasferita nel suo paesino di origine, Petralia Soprana, in provincia di Palermo: “Era molto orgoglioso delle sue origini sicule ma al tempo stesso contento di poter garantire al figlio l’opportunità di studiare qui”, conclude il professor Diazzi.