Diario missionario dal Madagascar /3
“Il cammino della croce”
Dal popolo malgascio impariamo che solo quando saremo riusciti a togliere il peso dalle teste delle donne dando futuro a quella bambina che ci guarda, potremo veramente dirci felici e liberi. (Don Antonio Dotti)
In questi giorni (26 giugno-7 luglio) il vescovo Erio Castellucci si trova in Madagascar per una visita pastorale accompagnato da don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario di Carpi, e Francesco Panigadi, direttore del Centro Missionario di Modena.
In questa rubrica pubblichiamo gli appunti di viaggio quotidiani inviati da don Antonio Dotti.
Giorno 4
Arriviamo a Mananjary, dal nome del fiume che l’attraversa e sfocia nell’Oceano Indiano, e l’emozione è grande perché siamo attesi e accolti dai giovani missionari modenesi Debora Gualtieri, e gli sposi Maria Teresa ed Emanuele Barani, con la piccola Ludovica Toky (“fiducia” in malgascio) nata qui sei mesi fa.
Siamo accolti dalla Casa della Carità, dalle suore (malgasce) e dalle ospiti. È come essere a Fosdondo (vicino a Correggio, ndr). Ci accolgono con un ballo tipico e ci regalano un copricapo colorato, che conserverò con affetto.
Ci raggiunge e ritrovo il vescovo di questa diocesi, mons. Alfredo Caires, che era venuto a trovarci in Italia in gennaio. Con questa Chiesa la nostra diocesi ha un accordo di cooperazione che porta avanti il lavoro di Luciano Lanzoni con tre centri fisioterapici.
Pranziamo alla Casa della Carità, noi offriamo il gelato perché oggi si festeggiano i Santi Pietro e Paolo.
Alla messa, metà in malgascio e metà in italiano, don Erio ci lascia una delle sue omelie semplici, brevi ma profondissime: “Otto anni fa ero anche io in San Pietro in questa solennità per ricevere dal papa il pallio. Ma sono più contento di festeggiare qui oggi. Perché la Chiesa non è fatta di pietre grandi ma da pietre belle, e voi – così ha detto don Erio guardando gli ospiti della casa – siete persone belle. E anche papa Francesco oggi avrebbe preferito senz’altro essere qui anziché a Roma”.
Ci spostiamo poi e siamo ospitati in vescovado, il clima è speciale, lo stesso che troveremmo se andassimo alle Maldive, o alle Seychelles, o alle Mauritius, che stanno proprio di fronte a noi.
Nel pomeriggio il vescovo ci fa incontrare i responsabili dei centri fisioterapici e uno dei pazienti aiutati. Ascoltiamo tutte le questioni aperte e la possibilità di collaborare ad un nuovo progetto, più funzionale a pazienti ed operatori, ma ambizioso. Vedremo se avrà fiato, ci stiamo interrogando seriamente. Sicuramente ci interessa continuare la cooperazione fra Chiese sorelle.
Al termine del pomeriggio il vescovo Alfredo ci regala un altro copricapo in paglia, e ci sentiamo tutti un po’ più malgasci.
3 – continua
Da sinistra il vescovo Erio Castellucci e il vescovo Alfredo Caires
Foto Pagina Facebook Missio Modena
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