La validità di un dato, il rischio di una percezione
Con questo numero inizia la nuova rubrica MeteoPix a cura di Pietro Contini
MeteoPix nasce nei primi mesi del 2023 ed è stata proposta ad alcune classi del Liceo Fanti di Carpi all’interno di un progetto di prevenzione dai tornado, dai temporali e dalla grandine. L’obiettivo è far comprendere il vero significato di cambiamento climatico, fornire semplici strumenti scientifici per conoscere le basi della meteorologia e della climatologia. Ma soprattutto prevenire con comportamenti adeguati i fenomeni estremi che sempre più minacciano le nostre vite. Pietro Contini, dopo aver conseguito la laurea in Scienze del Territorio e dell’Ambiente Agro-Forestale, ha continuato il suo percorso di studi ottenendo una certificazione di Specializzazione Tecnica Superiore in Meteo-Climatologia e Gestione di Risorse Ambientali. È socio e divulgatore scientifico presso il CMER, Centro Meteo Emilia Romagna e da sempre appassionato di meteo, ambiente e scienze naturali. A livello professionale si occupa di sostenibilità aziendale e tematiche ESG.
Un errore comune è quello di considerare una percezione psicofisica valida come un dato scientifico. In una moltitudine di informazioni contrastanti, è diffi cile afferrare saldamente solide fonti che trasmettono notizie validate. Per fortuna la tecnologia corre in nostro aiuto e ci offre letterature scientifiche dove le nostre domande sposano giuste risposte. La prima nozione è la differenza netta tra meteo e clima. Il “tempo meteorologico” è la descrizione ad alta frequenza temporale dei parametri meteorologici su scale spaziali relativamente piccole. Maggiore è la risoluzione spaziale e temporale, maggiori saranno i processi meteorologici osservabili. Invece, per parlare di “clima” le scale temporali assunte devono essere superiori a 30 anni, affinché siano statisticamente significativi i valori ottenuti dalle analisi.
Al termine dell’estate meteorologica (iniziata il 1° giugno e terminata il 31 agosto) la domanda che sorge è la seguente: è stata un’estate rovente, nella media, o fresca? Ognuno darà la sua risposta, a seconda delle proprie percezioni psicofisiche: l’insonnia delle notti tropicali (notti in cui la temperatura minima non scende al di sotto dei 20°C), la sudorazione elevata, la tachicardia, ma anche il fresco di un temporale, le grandinate, le piogge abbondanti e le raffi che di vento. Le risposte diventano milioni, in funzione del territorio e delle condizioni locali in cui la persona vive. Per la scienza la risposta è una sola e i grafici sottostanti la dimostrano.
Luglio 2023, con una temperatura media globale di 16,95°C, non solo è stato il mese più caldo di sempre da quando vengono tenute tracce delle temperature globali sulla Terra, ma chiaramente il mese più degli ultimi 10.000 anni, come sottolineato dal professor Stefan Rahmstorf, climatologo presso il Potsdam Institute for Climate Research (Germania). Giugno 2023, invece, è stato il settimo mese più caldo di sempre (temperatura media globale di 16,51°C). (Fonte ECMWF, European Centre of Medium Range Weather Forecasts, ERA5 Reanalysis).
Le condizioni locali possono essere molto varie in quanto la morfologia del territorio, la presenza di centri urbani, la quantità di vegetazione presente e le proprietà termiche delle superfi ci influenzano molto la singola percezione. Ma considerando una scala più ampia, i dati ci ricordano che il cambiamento climatico non ci aspetta.
IG: @meteo.pix