Ha sete di te, Signore, l’anima mia
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 12 novembre 2023.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: ‘Ecco lo sposo, andategli incontro!’. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: ‘Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono’. Ma le sagge risposero: ‘No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene’. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: ‘Signore, signore, aprici!’. Ma egli rispose: ‘In verità vi dico: non vi conosco’. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Commento
I capitoli 24 e 25 del vangelo di Matteo contengono un discorso di Gesù che ha come tema la venuta del Figlio dell’uomo. Il primo capitolo riguarda le prove future che attendono gli uomini e il secondo riporta la parabola delle dieci vergini (25,1-13), la parabola dei talenti (25,14-30) e la descrizione del giudizio finale (25, 31-46). Questa domenica ascolteremo la parabola delle dieci vergini, un testo esclusivo del vangelo di Matteo, che illustra il detto finale di Mt 24,42 «vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l’ora». La parabola è ambientata in una festa di nozze nella quale però accadono eventi strani o per lo meno imprevisti. Nella Palestina del I secolo d.C. ai tempi di Gesù il matrimonio prevedeva prima il fidanzamento, che era una cosa molto seria e comportava un vero e proprio contratto. Gli sposi erano spesso giovani e potevano passare anni prima che andassero a vivere insieme. La cerimonia del matrimonio consisteva nel trasferimento della sposa dalla casa di suo padre a quella dello sposo.
La nostra parabola è ambientata in quest’ultima fase, a casa dello sposo, che sta tornando con la sposa che ha accolto a casa del padre. All’arrivo della nuova coppia inizia la festa di nozze. Le dieci vergini sono ragazze, in qualche modo legate alla coppia, che stanno aspettando il ritorno per fare festa. Due avvenimenti sono inaspettati nel nostro racconto e sostengono la trama: il primo è che lo sposo ritarda in maniera straordinaria, tanto da provocare il sonno e il secondo è che alcune ragazze non hanno portato olio a sufficienza per le lampade. Anche la dura reazione dello sposo si scosta alquanto da ciò che ci si potrebbe aspettare nel racconto di una festa di nozze.
Possiamo ora tentare di decifrare il significato della parabola. Nel contesto dei capitoli 24-25 lo sposo s’identifica con il Figlio dell’uomo che sta per venire e dunque con Gesù. Il ritardo rimanda all’esperienza dei primi cristiani di un’imminente attesa del ritorno di Gesù che però tardava. Il differimento del ritorno del Signore pone il problema di come comportarsi nella sua attesa, della qualità dell’attesa e dunque della vigilanza. Le dieci vergini sono perciò modelli positivi e negativi di come si debba vivere l’attesa. Si può essere consapevoli dell’attesa e quindi prepararsi e viverla come un aspetto importante della vita, oppure sottovalutarla, trascurarla del tutto e non occuparsi di ciò che sta per venire. Il futuro può essere sentito come pericoloso o peggio come privo di prospettive, vuoto; in questo caso la vita si appiattisce nel presente, nei piccoli fatti quotidiani e in fondo sprofonda nell’insensatezza.
Il cristiano non solo pensa al futuro ma attende un evento che riverbera senso in tutta la durata della storia, che diventa il luogo in cui si rende presente un dono di amore. Il punto centrale della parabola però è che non basta aspettare il Signore, come non è sufficiente per essere ammessi alle nozze implorare «Signore Signore » (espressione che Matteo riporta anche in Mt 7,21 per descrivere altri che invocano inutilmente). Non deve mancare la vigilanza e l’olio, che sono immagine del fare la volontà del Padre, cioè impegnarsi in un amore attivo verso Dio e i fratelli.
Nello stesso capitolo 25 Matteo, descrivendo il giudizio finale, rivela che verterà sull’amore. Dunque, l’attesa del ritorno del Signore sostiene in profondità un impegno etico che si rende concreto nell’amore, lungi da ogni disinteresse per la realtà in favore di un bene tutto rimandato al futuro. Attendere la venuta del Signore ci porta a vivere fino in fondo il momento presente, senza smarrirci nella sequenza anonima degli istanti e degli eventi, ma colmando tutto di gesti di amore.
L’opera d’arte
Vergini sagge e vergini stolte (XII-XIII secolo), Castel d’Appiano (Burg Hocheppan), Bolzano. Porta la data del 1131 la consacrazione della cappella di Castel d’Appiano, posto su una rupe sopra il paese di Missiano. Il piccolo edificio sacro contiene un ciclo di affreschi con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, insigne, quanto rara, testimonianza della pittura romanica in Tirolo. In uno dei muri laterali si aprono tre absidi: in quella centrale sono raffigurate le vergini sagge e le vergini stolte, protagoniste della parabola evangelica di questa domenica. Una doppia processione di figure femminili fortemente caratterizzate.
Le sagge – sopra – avanzano devote verso il Cristo, oggi frammentario, che le benedice. Sono vestite con un manto che le ricopre come fossero monache, e reggono nelle mani il calice sacro. Specularmente – sotto – le stolte sono colte nel momento in cui si accorgono di non avere più olio. Hanno vesti lussuose ed attillate e i capelli acconciati in lunghe trecce, secondo la moda dell’epoca in cui furono realizzati gli affreschi. Dal punto di vista stilistico, degna di nota è la singolare commistione di motivi bizantini ed elementi tratti dal vero.
V.P.