Intervista a Claudia Fachinetti
CulturalMente, una rubrica di Francesco Natale
Quella che Claudia Fachinetti, ospite di questo nuovo appuntamento di CulturalMente, narra nel suo nuovo libro “Lasciami andare” per Il Battello a Vapore è una storia emozionante che racchiude preziosi insegnamenti. Da una parte la vicenda di Alaska, ragazzina con il sogno di diventare biologa e con una madre in ospedale in gravi condizioni, dall’altra quella delle orche, arrivate misteriosamente a Genova. Due racconti apparentemente lontanissimi, ma capaci di intrecciarsi in maniera a tratti commovente.
Hai studiato per diventare biologa marina, come vorrebbe fare Alaska, la protagonista del tuo libro. Il personaggio di Alaska ti rispecchia?
Per molte cose sì, anche io alla sua età avevo una grande rabbia dentro e un dolore da affrontare perché quando avevo 15 anni è mancato mio padre. Dolore a parte, a quell’età si vuole solo essere come tutti gli altri, evitare di apparire, di sembrare diversi, proprio come accade ad Alaska. Inoltre sì, mi accumuna il sogno di diventare biologa marina anche se io alla fine ho capito e dovuto accettare che non era la mia strada. Ho scoperto che era meglio per me raccontare e scrivere ad altri, attraverso articoli e libri, del lavoro e delle scoperte dei biologi e in generale degli scienziati.
L’arrivo delle orche a Genova è un fatto realmente accaduto. Quanto ti sei dovuta documentare per scrivere questo romanzo?
Ho seguito la vicenda giorno dopo giorno con trepidazione e speranza come molti ma avevo la fortuna di poter parlare direttamente con i biologi che in quei giorni si adoperavano per le orche. Quando ho deciso di riscrivere la storia è bastato quindi ripercorrere con loro quei momenti. Volevo che la parte dedicata alle orche fosse il più fedele possibile alla storia vera per questo gli stessi biologi sono protagonisti anche nel romanzo accanto ad altri personaggi di fantasia come Alaska e Diego.
Il concetto di “lasciare andare” che Alaska impara nel corso della storia si lega bene al momento del lutto, ma anche ad altre occasioni in cui siamo troppo piccoli dinnanzi al corso degli eventi. Perché è importante imparare a lasciare andare?
Quando accade un evento inaspettato che ci ferisce, come un lutto, un incidente, un imprevisto, un fallimento personale, il nostro primo istinto è quello di rifi utare la cosa, di negarla a noi stessi e agli altri e questo è tipico soprattutto dei giovani. Se c’è un ostacolo, insomma, semplicemente si cerca di aggiralo e di non affrontarlo. Ma col tempo questo rifiuto diventa un peso insostenibile che non ci permette di andare avanti nella nostra vita, di stare di nuovo bene, di superare davvero la fatica. Per questo è necessario lasciare andare questo rifiuto, accettare ciò che è accaduto, attraversarlo, viverlo, perché, anche se ne usciremo inevitabilmente cambiati e acciaccati, è solo così che si va avanti, che si matura e si cresce.
C’è un consiglio che vorresti dare a chi vorrebbe imparare a lasciare andare, ma non riesce?
Alaska è riuscita ad affrontare la sua fatica grazie all’empatia, rispecchiandosi in mamma orca. Vedere la sua sofferenza, piangere con lei e per lei l’ha aiutata ad affrontare la sua. In generale aiutare altri in difficoltà, occuparsi di qualcuno che vive una situazione simile o comunque di disagio, ci aiuta a essere più obiettivi sui nostri problemi, a vedere le cose più chiaramente dandone il giusto peso, a stare meglio anche noi. Talvolta, infatti, i nostri problemi sono meno gravi di quello che sembrano inizialmente, altre volte richiedono solo tempo per affrontarli. Per questo mi sento di consigliare a chi ha bisogno di un aiuto, oltre a seguire eventualmente un percorso con specialisti medici o terapisti, di fare una qualche attività che fa sentire utili. Per esempio, dare una mano in un canile, in un gattile o in un centro di fauna selvatica, partecipare a un campo di volontariato in qualsiasi settore, entrare a far parte di un gruppo o associazione che svolge attività e iniziative a sostegno di cause sociali o ambientali. Anche negli altri libri che ho scritto ho riportato spesso storie vere di persone che grazie alla cura di una creatura sono state meglio. Questa capacità che gli animali hanno di farci stare meglio occupandoci di loro è un po’ una magia.