Non eroi ma testimoni nel quotidiano
Il 24 marzo si celebra la 32ª Giornata dei missionari martiri: nel 2023 venti gli operatori pastorali uccisi nel mondo
A cura del Centro Missionario Diocesano
Il 24 marzo 2024 segnerà la trentaduesima Giornata dei missionari martiri. La ricorrenza ha origine nella commemorazione di Sant’Oscar Romero, ucciso nella stessa data nel 1980. La sua figura continua, anno dopo anno, ad incarnare il simbolo della vicinanza agli ultimi e l’incessante dedizione alla causa del Vangelo. Il suo impegno accanto al popolo salvadoregno, in lotta contro un regime elitario indifferente alle condizioni dei più deboli e dei lavoratori, continua a parlare ai giovani e non solo, richiamando alla necessità di una vita cristiana attenta alla preghiera tanto quanto alla cura della sorella e del fratello.
Questo giorno, scelto in coincidenza con l’uccisione dell’Arcivescovo di San Salvador, è un’occasione per riflettere sul significato dell’eredità che ha lasciato e per onorare quanti, come lui, hanno sacrificato la propria vita nel servizio. Nel 1992, su proposta del Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie, ora Missio Giovani, la Chiesa italiana istituì la Giornata dei missionari martiri per ricordare tutti coloro che, ogni anno, perdono la vita mentre si dedicano senza riserve al servizio del prossimo.
In quest’occasione, la comunità è invitata a commemorare non solo i missionari caduti, ma anche a riflettere sul significato del loro sacrificio. Il loro esempio ci spinge a un impegno rinnovato nell’assistenza ai più bisognosi e nel combattere le ingiustizie sociali, ricordandoci che anche nei luoghi più remoti e dimenticati, il messaggio di speranza del Vangelo resta vitale e trasformativo.
Per questa edizione, Missio ha scelto il titolo “Un cuore che arde”, un riferimento al brano dei discepoli di Emmaus che ha guidato il cammino durante il mese missionario. Richiama la forza della testimonianza dei martiri che, come Gesù attraverso la condivisione della Parola e il pane spezzato, con il loro sacrificio accendono una luce e riscaldano i cuori di intere comunità cristiane, ispirando una nuova conversione, dedizione al prossimo e al bene comune.
Panorama dei continenti
L’Agenzia di stampa Fides delle Pontificie Opere Missionarie rileva che nel 2023 sono stati uccisi nel mondo 20 missionari: 1 Vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi non sacerdoti, 1 seminarista, 1 novizio e 7 tra laici e laiche. Si registrano pertanto 2 missionari uccisi in più rispetto all’anno precedente. Secondo la ripartizione continentale, quest’anno il numero più elevato torna a registrarsi in Africa, dove sono stati uccisi 9 missionari: 5 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio. In America sono stati assassinati 6 missionari: 1 Vescovo, 3 sacerdoti, 2 laiche. In Asia sono morti, uccisi dalla violenza, 4 laici e laiche. Infine in Europa è stato ucciso un laico.
Uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l’attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno. Scorrendo le poche note sulla circostanza della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la Messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo.
In questa vita “normale” vissuta in contesti di povertà economica e culturale, degrado morale e ambientale, dove non esiste il rispetto per la vita e per i diritti umani, ma spesso è norma solo la sopraffazione e la violenza, sono stati accomunati anche da un’altra “normalità”, quella di vivere la fede offrendo la loro semplice testimonianza evangelica come pastori, catechisti, operatori sanitari, animatori della liturgia, della carità…. Avrebbero potuto andare altrove, spostarsi in luoghi più sicuri, o desistere dai loro impegni cristiani, magari riducendoli, ma non lo hanno fatto, pur essendo consapevoli della situazione e dei pericoli che correvano ogni giorno. Ingenui, agli occhi del mondo. Ma la Chiesa, e in definitiva il mondo stesso, vanno avanti grazie a loro, che “non sono fiori spuntati in un deserto”, e ai tanti che, come loro, testimoniano la loro gratitudine per l’amore di Cristo traducendola in atti quotidiani di fraternità e speranza.
Martirologio
In Africa, in Nigeria (4) sono morti don Isaac Achi, ucciso dalle fiamme durante un assalto alla sua parrocchia, nello Stato di Niger; don Charles Onomhoale Igechi, aggredito da uomini armati, nello Stato di Edo; il seminarista Na’aman Danlami, morto bruciato vivo nell’assalto di alcuni banditi alla parrocchia dove prestava servizio nello Stato di Kaduna; il novizio benedettino Godwin Eze, rapito dal monastero di Eruku, Stato di Kwara, e poi ucciso. In Burkina Faso (2) don Jacques Yaro Zerbo, assassinato da uomini armati non identificati, nella regione di Boucle du Mouhoun, e fratel Moses Simukonde Sens, ucciso da un proiettile vagante nei pressi di un posto di blocco militare nella capitale, Ouagadougou. In Tanzania (1) don Pamphili Nada è morto mentre veniva portato in ospedale dopo aver subito un’aggressione nella sua parrocchia, nella regione di Arusha. In Camerun (1) Fratel Cyprian Ngeh è stato aggredito e pugnalato a morte in strada, a Bamenda. Nella Repubblica Democratica del Congo (1) don Léopold Feyen è stato ucciso a coltellate nell’area di Kinshasa.
In America sono stati uccisi 1 Vescovo, 3 sacerdoti, 2 laiche. In Messico (4) è stato assassinato a colpi di arma da fuoco, nello stato di Jalisco, don Juan Angulo Fonseca; padre Javier García Villafaña è stato ucciso sulla strada che collega i municipi di Cuitzeo e Huandacareo; Gertrudis Cruz de Jesús e Gliserina Cruz Merino, giovani catechiste, sono state uccise mentre si recavano ad una processione eucaristica, nello Stato di Oaxaca. Negli Stati Uniti d’America (2) monsignor David O’Connell, vescovo ausiliare di Los Angeles, è stato ucciso dal marito della governante che lo accudiva, arrestato e reo confesso; don Stephen Gutgsell è morto in seguito ad una aggressione nella canonica della chiesa di Fort Cahloun, in Nebraska.
In Asia sono stati uccisi 4 laici. Nelle Filippine (2) tra le vittime dell’ordigno fatto esplodere durante la celebrazione eucaristica nell’Università statale di Mindanao, nella provincia di Lanao del Sur, c’erano due studenti cattolici Junrey Barbante e Janine Arenas. In Palestina (2) Samar Kamal Anton, e sua madre, Nahida Khalil Anton, sono state uccise dai cecchini mentre camminavano verso il convento delle suore di Madre Teresa, a Gaza.
In Europa è stato ucciso 1 laico. In Spagna (1) Diego Valencia, sacrestano della parrocchia di Nuestra Senora de La Palma, ad Algesiras, nella provincia di Cadice, è stato ucciso da un giovane marocchino armato di machete, che oltre a lui ha ferito altre persone.