Lions Club Mirandola alla scoperta dell’aceto balsamico
Serata del Lions Club Mirandola, presieduto da Paolo Campedelli, presso la sede dell’azienda Acetum di Ponte Motta (Cavezzo), la più grande produttrice mondiale di Aceto Balsamico di Modena (IGP)
Da sinistra Stefano Caselli, Enrico Corsini, Paolo Campedelli e Cesare Mazzetti
Pieno successo ha avuto la serata, organizzata dal Lions Club Mirandola, presieduto da Paolo Campedelli, svoltasi lo scorso 23 aprile presso la sede dell’azienda Acetum di Ponte Motta (Cavezzo). Acetum è la più grande produttrice mondiale di Aceto Balsamico di Modena (IGP), avendone una quota di mercato pari a circa il 30%. Dotata di impianti modernissimi, ricostruiti dopo il terremoto del 2012, essa è collocata nel cuore dell’Emilia, la regione italiana più ricca di tradizione culinaria. La serata conviviale, preceduta da una visita ai reparti aziendali e guidata da Marco Gabrielli, attuale responsabile degli eventi e dell’area DOP e figlio del socio Lions Mauro, ha portato i partecipanti ad ammirare la mastodontica botte Hercules della capacità di 2.741 ettolitri, alta 8 mt. e con diametro di 7,40 mt, e la sconfinata cantina, dove si trova una enorme quantità di botti, ciascuna da 1.000 ettolitri.
Accanto all’aceto IGP, l’azienda produce, seppure in minima quantità, anche il pregiatissimo aceto DOP. La differenza fra i due sta nel fatto che mentre il marchio DOP certifica prodotti integralmente ottenuti e confezionati nel territorio d’origine, il marchio IGP certifica che solo le fasi più importanti della produzione avvengono nella zona d’origine. Mentre il DOP può avere un invecchiamento minimo di 12 anni, l’IGP ne ha uno molto inferiore, di almeno 60 giorni. Ciò si ripercuote sui prezzi di vendita, molto superiori del DOP, rispetto all’IGP.
La serata è poi continuata con le relazioni di Cesare Mazzetti, presidente della Fondazione QualiVita e di Acetum SpA, e di Enrico Corsini, presidente di Piacere Modena e del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale DOP di Modena, sollecitati da domande di Stefano Caselli, giornalista di TRC Modena ed esperto del settore. Mazzetti ha illustrato le attività della Fondazione da lui presieduta, volte a tutelare e valorizzare i prodotti agroalimentari e vitivinicoli europei di qualità. Degli oltre 3400 prodotti di indicazione geografica protetta esistenti in Europa, 890 (26%) sono italiani, il chè rappresenta un’entità talmente rilevante che ha spinto nel recente passato produttori di altri paesi ad entrare nel mercato con l’uso improprio di nomi simili a quelli originali, facendo concorrenza “sleale” ai produttori italiani. Per ridurre tale fenomeno, dopo molti anni di discussioni in sede europea, fra pochi giorni entrerà finalmente in vigore il nuovo corposo regolamento 2024/1143, realizzato sulle richieste italiane, che darà più forza alle indicazioni geografiche e maggior tutela ai consorzi per la protezione dei marchi, che rappresentano i produttori.
Ha poi parlato Enrico Corsini, nella duplice veste di presidente di Piacere Modena, l’associazione che raggruppa i consorzi dei prodotti tipici di Modena e del Consorzio di tutela dell’aceto balsamico tradizionale DOP di Modena. Nella sua ventennale esperienza ai vertici delle due associazioni, Corsini è riuscito a formare ben otto consorzi di prodotti tipici modenesi. Cosa tutt’altro che facile, poiché i consorziati sono anche concorrenti fra loro. La necessità di tali consorzi è dettata dal fatto che in questo settore la proprietà industriale non può essere difesa, ad esempio, con il deposito di brevetti.
Parecchi sono al momento i prodotti tipici modenesi che attendono di essere dichiarati DOP, o IGP e per i quali si spera di giungere presto a dei consorzi con marchi di tutela. Si è accennato al tortellino di Castelfranco, al croccante di Sestola, alla patata di Montese. Quest’ultima, ha un sapore inimitabile e del tutto particolare, conferitole dai terreni provenienti dai castagneti sui quali è coltivata.
Si valuta che il fatturato annuo mondiale dei prodotti DOP e IGP si aggiri intorno a 80 miliardi di euro, di cui 8 miliardi relativi a prodotti di origine italiana, in buona parte esportati. Un valore tutt’altro che trascurabile per il nostro Paese. I.P.