Culture, Paesi e storia, rivelano qualcosa sull’identità di genere
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Nella riflessione sui generi, oggi tanto messi in discussione, potrebbe essere utile ragionare sul fatto che alcune culture, in determinati contesti storici, hanno annoverato nel loro interno generi diversi rispetto al solo maschile e al solo femminile. Alyha e hwame erano persone che avevano caratteristiche fisiche maschili e femminili ma non erano considerate uomini e donne dal popolo americano Mohave. Le hijira erano persone a cui alla nascita veniva assegnato il genere maschile ma nel corso della vita assumevano un nome femminile, usavano abiti femminili e venivano considerate un genere a parte; queste si trovano in India e in Pakistan, Nepal e Bangladesh, tutti Paesi che riconoscono legalmente l’esistenza di un terzo genere documentato fino dall’VIII secolo a.C.
La presenza di persone con identità diverse del genere assegnato alla nascita è stata documentata in quasi centocinquanta società di popoli nativi americani. In Canada fu proposto di usare il termine two-spirit, intendendo un gruppo che annoverava al suo interno persone aventi identità di genere diverse, distinte dal consueto maschile e femminile. Queste categorie, tipiche nei gruppi dei nativi americani, praticavano attività che venivano svolte sia dalle donne che dagli uomini, avevano riti di iniziazione propri, diversi da quelli usati per maschi e femmine; avevano un particolare prestigio sociale perché, in fondo, erano considerate soprannaturali.
Alle isole Samoa vivevano le fa-afafine, persone a cui alla nascita, da quello che mi risulta a tutt’ora, viene assegnato il sesso maschile, praticano attività tradizionalmente attribuite alle donne, rifiutano di essere caratterizzate da un preciso orientamento sessuale e negano che i bambini vengano indirizzati verso l’identità fa-afafine da famiglie senza figli femmine, come sostenuto da qualcuno.
L’elenco potrebbe estendersi ancora, passando dai Balcani, all’Himalaya, dal Messico all’Italia. Senza voler commentare tutto questo, mi pare materiale utile per una riflessione e un approfondimento: questo è un dato di fatto e non si può far finta di niente, soprattutto, perché radicato in una storia antica che arriva fino a noi oggi. Davanti a questo occorre riflettere, ragionare, esaminare… è controproducente farsene una bandiera da sventolare a favore di qualcuno o fare la guerra a ciò che non si conosce. Fermati e ragiona! Quanto ne abbiamo bisogno!