Una
Attualità, Carpi, Chiesa, Modena
Pubblicato il Ottobre 16, 2024
Editoriale

Una sinodalità impegnativa: insieme verso il futuro

Nella Diocesi che verrà la misura della santità

di Mons. Gildo Manicardi, vicario generale

Il cammino sinodale sia a Modena-Nonantola sia a Carpi ha ricevuto un’accelerazione, anzi un’impennata decisiva. Concludendo il messaggio “Il peso leggero – Per una pastorale snella”, offerto agli operai del vangelo delle due Diocesi il 21 settembre scorso, il Vescovo don Erio ha collegato alla leggerezza virtuosa “anche la recente disposizione della Santa Sede di completare il cammino di unificazione delle nostre due diocesi per dare origine ad un’altra”. Al tempo stesso ha precisato che “non possiamo definire la data in cui nascerà la nuova diocesi, ma dobbiamo scandire insieme le tappe e le modalità”. Ci è chiesto di ripensare il futuro di Modena e Carpi insieme, in sincera comunione. Molti parlano volentieri di una terza diocesi, ma non si tratta certo di una diocesi sul tipo e sul modello realizzato per le due precedenti a Modena, a Carpi e a Nonantola negli ultimi due secoli e mezzo. La nuova realtà unitaria deve essere funzionale al futuro della pastorale e all’incisività dell’evangelizzazione nei prossimi decenni del secolo XXI che ancora ci stanno davanti.

Per quanto riguarda Carpi è significativo osservare che la storia della Chiesa nel nostro territorio non è limitata a un tratto di cammino, in realtà relativamente non lungo, in cui abbiamo fatto l’esperienza di una diocesi con un proprio vescovo dedicato. La Bolla “ Commissa Nobis” (di papa Callisto II, 1123) che riporta, quasi alla lettera, una Bolla precedente del papa Pasquale II (1113), dice che la Chiesa di Carpi fu fondata dal longobardo re Astolfo (si pensa nel 751). La diocesi intesa in senso tecnico, il cui territorio verrà adesso iscritto in un altro schema organizzativo, fu eretta nel 1779 e fu determinata nei suoi confini territoriali per quasi tutto il secolo successivo. Wikipedia descrive così la nostra storia: “L’arcipretura nullius fu eretta in diocesi da papa Pio VI il 1º dicembre 1779; primo vescovo fu Francesco Benincasa di Sassuolo, che era stato l’ultimo arciprete. Nel 1821 – più di 40 anni dopo – fu aggregato il territorio dei comuni di Concordia sulla Secchia, Mirandola e San Possidonio dalla diocesi di Reggio Emilia. Ancora più di oltre 50 anni, nel 1872 fu aggregata la parrocchia di Rolo, in provincia di Reggio Emilia, dalla diocesi di Mantova. Originariamente suffraganea di Bologna, nel 1855, in seguito all’istituzione della provincia ecclesiastica modenese, è entrata a far parte di quest’ultima”.

La storia della Chiesa carpigiana, iniziata di fatto con i Longobardi, non è determinata solo dalle decisioni amministrative. Ciò che è decisivo per la Chiesa è il tasso di vita evangelica che vi si vive, ossia fa fede, la speranza e la carità che portano alla santità. La prelatura nullius è stata la patria di uno dei più grandi tra i primi gesuiti, Bernardino Realino, nato da famiglia borghese a Carpi il 1° dicembre 1530 e morto a Lecce nel 1616. Di fatto era un contemporaneo del gesuita mantovano San Luigi Gonzaga e un poco più giovane di Giovanni Pico della Mirandola (a rigore allora diocesi di Reggio). La diocesi di Carpi in senso stretto è il luogo di vita e di apostolato del beato martire Odoardo Focherini (Carpi 1907 – Hersbruck 1944), e della venerabile Mamma Nina (Fossoli 1889 – Carpi 1957). Odoardo fu un intelligente animatore dell’Azione cattolica diocesana, iniziatore a Mirandola degli scout, e amministratore del giornale cattolico l’Avvenire d’Italia antenato dell’attuale quotidiano dei Vescovi italiani. Nel suo lascito testamentario Odoardo disse di morire “offrendo la mia vita in olocausto per la mia Diocesi e per l’Azione Cattolica e per il ritorno della pace”. Odoardo non si è sacrificato per una struttura ecclesiastica amministrativa, ma per la nostra Chiesa ovunque fosse inserito il terreno in cui lui è stato cristiano.

Un incontro di presbiteri, diaconi e alcuni laici della diocesi (Panzano, 10 ottobre u.s.) ha evidenziato, nella fraternità evangelica più completa, tre correnti di sentimenti che ci attraversano davanti a questa opportunità futura. Quasi tutti hanno detto di non essere preoccupati di questo cambiamento; alcuni hanno osservato che qualche direttiva concreta arriva all’improvviso e un po’ troppo dall’alto rischiando così di risultare un po’ fastidiosa; tutti hanno sottolineato che bisogna davvero “alzare l’asticella” e curare pensieri alti e nobili. Mi chiedo: chi saranno i santi della futura terza diocesi? Suppongo che il Vescovo don Erio accetti volentieri prenotazioni al ruolo: notificatevi presto, non importa se in curia a Modena o in curia a Carpi.

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