Segnali di buona politica
Si attiva la rete degli amministratori
di Nicola Marino, Ufficio interdiocesano per la pastorale sociale e del lavoro
Astensionismo? Democrazia svuotata? Mancanza di volontari? L’elenco dei virus che stanno attaccando il nostro sistema sociale, basato sul coinvolgimento dei cittadini, potrebbe continuare. Su questi temi l’allarme è suonato; la spia di emergenza in realtà è accesa da tempo. Perché stiamo parlando della qualità della nostra democrazia e della nostra società, civica e politica. La chiesa italiana quest’estate ha voluto ricordare a tutto il paese quanto questo tema debba diventare prioritario, se vogliamo mantenere sano e vitale il nostro vivere civile. A Trieste si è voluto lanciare un messaggio: di principi e valori, certo, ma anche di concretezza, attraverso le decine di buone pratiche che sono state presentate. Perché possiamo continuare a lamentarci, ad ogni turno elettorale, del calo dei votanti, o dei dibattiti sconcertanti (o, più spesso, risse verbali) sui social. O continuare a inquietarci per la capacità di Facebook, Tik Tok e compagnia, nell’influenzare le elezioni. Ma è ora che ci focalizziamo anche sulle dinamiche virtuose che stanno accadendo, partendo dal basso, nelle realtà locali come nelle imprese.
Occorre uno sforzo per comprendere e interpretare questi germi di qualcosa di nuovo che si sta muovendo e che dobbiamo fare emergere e sistematizzare. La politica, e le singole persone che operano in questo campo, possono fare la differenza. Non tutto dipende dal “sistema”, da regole calate dall’alto, da prassi che sembrano inossidabili. Trieste in questo ci ha mostrato che è possibile vivere l’esperienza politica con uno spirito e uno stile diverso. La rete di amministratori locali che è nata in luglio ne è l’esempio principale: politici, anche di schieramento opposto, che dialogano e si confrontano, al di là di logiche di partito. Può essere un esempio anche per il nostro prossimo consiglio regionale? In questa fase di competizione elettorale, forse è difficile immaginarlo, ma vogliamo comunque proporre questo genere di esperienze anche ai nostri candidati, il 6 novembre in sala Duomo a Carpi. Come vogliamo esigere, dai nostri candidati, non solo di lavorare con dedizione sui tanti temi che stanno a cuore alle nostre comunità, ma soprattutto un impegno prioritario e speciale nel combattere l’astensionismo, nel rafforzare la partecipazione. Nel fare venire voglia ai cittadini di esserci, di contare e di lavorare per il bene comune. La chiesa ci sta lavorando parecchio. Oltre che a Trieste, lo abbiamo visto nel percorso del cammino sinodale, così come in altri eventi ecclesiali. Siamo innamorati del bene comune, e di quella speciale forma di gestione che è la democrazia. Una cosa che funziona solo se è di qualità.
Perché la democrazia, come bene ha puntualizzato Elena Granata, vice presidente del Comitato Scientifico organizzatore delle Settimane sociali: « non è solo una forma di governo ma anche una forma di desiderio. E il desiderio è quello di vivere insieme volentieri, non perchè costretti ma sperimentando la comunità come luogo di libertà dove tutti sono rispettati e protagonisti. In questo, la parola chiave è “partecipazione”» . Una sfida ambiziosa, in cui tutti siamo chiamati a essere portatori di speranza, e dove anche la politica deve fare la sua parte, se vogliamo superare la profonda sfiducia che sembra circondare tutto ciò che è vita pubblica. Non è così; non deve essere così. Siamo chiamati, anche qui, ad essere uomini e donne di speranza. Consapevoli che il nostro bagaglio di valori e di testimonianza rappresenta, come dice il Card. Zuppi “un antidoto alle tossine che inquinano la democrazia”.