Guerra in Ucraina, sempre vicini ad un popolo martoriato
Il 24 febbraio si è celebrata la Giornata nazionale di preghiera a tre anni dall’aggressione russa. Monsignor Kulbokas (nunzio): “La preghiera è un’arma potentissima, i politici da soli non sono in grado di costruire la pace vera”
di Maria Chiara Biagioni
“La preghiera, personalmente la chiamo ‘un’arma potentissima’, anzi onnipotente, limitata soltanto dalla nostra libera volontà. Cioè, con la preghiera non soltanto invochiamo il dono celeste della pace, ma la medesima preghiera – quando è fatta in modo sincero, non superficiale – trasforma noi stessi, ispira le idee e incoraggia le azioni. Sono convinto che l’uomo da solo, i politici da soli, non siamo in grado di costruire la pace, quella vera”. E’ quanto dichiara al Sir il nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, a tre anni dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala in Ucraina. Il nunzio fa riferimento alle parole di Papa Francesco che ricoverato al Gemelli, ha ricordato l’Ucraina nel testo dell’Angelus domenicale, diffuso dalla Sala Stampa vaticana. “Nel Vangelo Gesù dice, amare i nemici. Essere, cioè, coraggiosi e aperti al dialogo. Non collaboratori dei “nemici” nel riprodurre il male”, osserva mons. Kulbokas, “come se la nostra missione fosse quella di giustificare il male, oppure dire all’uccisore: ‘hai ucciso uno, ecco metti altri due a morte’”. “Quale dialogo quindi cercare? Penso che soltanto Dio sia in grado di suggerircelo. Proprio per questo la fede e la speranza sono i nostri lumi, la nostra strada”.