Dentro i numeri del Rapporto Povertà 2024: “La risposta è accompagnare”
I dati presentati parlano anche quest’anno di una situazione di fluidità del mondo delle persone che si rivolgono alla Caritas per un aiuto di vario tipo
di suor Maria Bottura – Direttrice Caritas Diocesana
Il cuore del mandato affidato dalla Chiesa alla Caritas è “la testimonianza della carità della comunità […] in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace”: valori prettamente evangelici che ne orientano lo stile e il metodo, a partire dall’attenzione alla persona, ma sempre nella prospettiva di una comunità aperta, accogliente e generativa di legami e di cura. Come infatti ci suggerisce papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, “Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza: quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro, considerandolo come un’unica cosa con se stessi”.
I dati che anche quest’anno presentiamo ci parlano di una situazione di fluidità del mondo delle persone che si rivolgono a noi per un aiuto di vario tipo: a fronte di un numero stabile di famiglie seguite, le “nuove famiglie” rappresentano più di un terzo del totale. Ci sono dunque famiglie che hanno potuto uscire dalla situazione di bisogno o che hanno deciso di rientrare nei paesi di origine, ma altrettante famiglie che sperimentano per la prima volta la necessità di chiedere aiuto. Questo ha dato origine a un significativo aumento di interventi attuati, di cui l’erogazione di aiuti alimentari rappresenta solo una piccola parte.
La risposta che si rende sempre più necessaria e urgente è dunque quella dell’accompagnamento. Non si tratta di “fare per”, ma di “fare con”: questa prospettiva cambia il modo in cui considerare la vicinanza a chi vive una situazione di difficoltà e orienta tutti a trovare al proprio interno la risposta ai bisogni emergenti, per divenire soggetti protagonisti e corresponsabili di percorsi di affrancamento dalla povertà. Si tratta di un passo non scontato per le nostre comunità, e che per la Caritas diocesana diventa metodo e stile di intervento, poiché è determinante per noi la dimensione di animazione delle comunità, di coinvolgimento delle persone che abitano in un territorio, nella direzione della corresponsabilità verso la cura di chi fa più fatica.
Gli operatori pastorali impegnati nella carità hanno come prima funzione quella dell’incontro e dell’ascolto della persona, non come fatto occasionale, quanto piuttosto nella prospettiva di una relazione e di un rapporto che può costruirsi e articolarsi nel tempo, che può portare, partendo da un immediato e visibile bisogno materiale, alla formulazione di progetti che coinvolgono risorse personali e comunitarie per rafforzare le abilità e le competenze delle persone, ma soprattutto per riconoscersi comunità di sorelle e di fratelli chiamati a camminare e crescere insieme.
È solo in questa prospettiva che trovano senso anche gli interventi, necessari e urgenti, in risposta ai bisogni materiali di cui le persone sono portatrici, e che vedono intrecciarsi i temi della casa, del lavoro e dell’alimentazione. La sinergia tra diverse modalità di sostegno, come l’aiuto alimentare, il pagamento del canone di locazione, di luce e gas, o un contributo per l’autonomia di spostamento per raggiungere il posto di lavoro, è fondamentale per alleviare il disagio e l’emarginazione. La persona viene accompagnata non come soggetto passivo di un intervento che rischia di trasformare l’aiuto in assistenzialismo, quanto piuttosto come soggetto attivo e corresponsabile, la cui dignità è garantita e sostenuta.
Per questo il nostro impegno si concentra su temi come il diritto al cibo sano, il consumo consapevole, il diritto a una casa e a un lavoro dignitosi, che hanno alla base i valori della dignità e di una comunità solidale. L’attenzione si sposta dal cosa si fa o si dà al come lo si fa. Il centro diocesano affianca i centri di ascolto parrocchiali nell’individuare risorse e progettare percorsi personali, familiari e di comunità per ogni situazione incontrata: è questa la forma migliore di “aver cura” di chi vicino a noi è in difficoltà, e che coinvolge e fa crescere allo stesso tempo chi accompagna e chi è accompagnato. Il mio grazie più sincero va a tutti gli operatori dei centri di ascolto parrocchiali per il loro impegno e la dedizione. Il loro lavoro è fondamentale per aiutare chi è in difficoltà e per offrire speranza a chi ne ha più bisogno.
Direttrice Caritas Diocesi di Carpi