Andare oltre la stanza
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon
Albert Einstein scrisse: “L’essere umano è parte di un tutto che definiamo universo… una parte limitata nel tempo e nello spazio. L’esperienza che fa dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri è separata dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione rappresenta per noi una specie di prigione, che fa sì che ci limitiamo ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone più vicine a noi. Il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigione ampliando il nostro cerchio di empatia, così da abbracciare tutte le creature viventi e l’intera natura nella sua bellezza”. Questa visione di relazione ad ampio respiro ci può portare anche nell’angusto spazio di un ambulatorio oppure di una camera di ospedale o di una qualsiasi camera da letto in una qualsiasi casa dove coricato in quel letto c’è un ammalato.
La relazione tra l’ammalato e chi lo cura, perché sia efficace, deve essere di questo ampio respiro, deve includere l’universo intero. Dove c’è un uomo che soffre c’è un universo ferito e chi lo cerca di aiutare deve accorgersi di questa grande dimensione ampliando l’empatia ed abbracciando tutto quello che trova. Quante volte la relazione con un sanitario o con qualsiasi figura che ha a che fare con il paziente, ha fatto la differenza quando questa relazione va al di là degli schemi, prendendosi anche delle libertà, che sono giustificate da questa visione empatica particolarmente aperta. Le parole, la gestualità, il dimostrare un impegno per il problema altrui comunicano al malato che la relazione con il suo curante è ampia e non è contenuta esclusivamente in quella semplice stanza: tutto ciò offre, a chi sta vivendo un disagio, una sorte di sicurezza, di fiducia nei confronti di chi lo sta accompagnando con l’intenzione di aiutarlo e questa nascita di un sentimento così importante e già segno dell’inizio di una guarigione. Solo in un raggio di azione ampio può nascere quell’abbraccio che è l’inizio di un percorso di crescita personale e di recupero della salute. Il contrario è semplicemente una prestazione d’opera che nemmeno l’artigiano di manufatti e oggetti inutili riconosce più come propria.