10° anniversario della nomina episcopale di mons. Castellucci
Il 3 giugno 2025 ricorre il decimo anniversario della nomina di monsignor Erio Castellucci ad arcivescovo-abate di Modena-Nonantola. Nella sua recente visita a Notizie, il racconto di come la chiamata al ministero episcopale abbia cambiato la sua vita di parroco
di Virginia Panzani
Ph Alessandro Andreoli
Martedì 3 giugno, ricorre il decimo anniversario della nomina di monsignor Erio Castellucci a vescovo. Era infatti il 3 giugno 2015 quando Papa Francesco lo chiamò alla guida dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola. In occasione della visita alla Redazione di Notizie, lo scorso 20 maggio nella festa del Patrono di Carpi, San Bernardino da Siena, monsignor Castellucci ha avuto modo di parlare della chiamata al ministero episcopale e di come questa abbia cambiato la sua vita di sacerdote.
Il racconto di don Erio è partito dal sogno della sua vocazione sacerdotale: “fare il parroco”. “Sono riuscito due volte ad essere parroco per 15 anni complessivi ed ero molto contento perché mi sento portato come prete ad accompagnare i cammini delle persone, nel contatto con le famiglie, con i ragazzi, i giovani, gli ammalati, vedere la loro crescita. Ho dedicato tantissimo tempo all’accompagnamento spirituale dei singoli e delle coppie e ho imparato tantissimo in queste migliaia di ore di colloqui. Come parroco, mi piaceva molto andare nelle famiglie… ecco ora come vescovo questa esperienza, come immaginavo, si è sostanzialmente conclusa!”. Fin dal corso per i “giovani vescovi”, ha proseguito, “ci hanno detto che avremmo ‘cambiato mestiere’. Ora tante energie vanno indirizzate su questioni organizzative, giuridiche, amministrative, cose che non sono proprio nelle mie corde. Però bisogna ‘cercarsi’ in queste forme, imparare pian piano, dentro a tutto questo, a tessere relazioni significative, di collaborazione. Certamente, mi manca molto la visita alle famiglie, la direzione spirituale, non avrei più neanche il tempo, però adesso sono chiamato a vivere in pienezza un altro ‘settore’ della mia vita”. Poi un ricordo indelebile per don Erio alla consegna del pallio vescovile: “In quella occasione c’era la possibilità di parlare brevemente con Papa Francesco e allora gli dissi solo ‘io ero un parroco felice’. Lui mi diede una pacca sulla spalla e rispose ‘coraggio, coraggio!’”.