Quando
Lo sportello di Notizie
Pubblicato il Luglio 18, 2025

Quando il senso smette di abitare le imprese

“Lo sportello di Notizie”: Guido Zaccarelli, consulente d’azienda, docente Unimore, Cavaliere al Merito della Repubblica, dottore e consulente in Management e Innovazione, interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano

Ho letto con profondo interesse l’articolo della professoressa e filosofa Franca D’Agostini, pubblicato su La Lettura del Corriere della Sera il 15 giugno scorso, intitolato “Il nichilismo è ancora con noi”. La sua riflessione, lucida e appassionata, tocca uno dei nodi cruciali della nostra epoca: l’estendersi del nichilismo come condizione permanente, come perdita di senso che attraversa la cultura, la società e persino il nostro modo di abitare la realtà digitale. Seguendo Nietzsche, riporta la D’Agostini, il nichilismo si manifesta come assenza di verità, di realtà, di valori, di senso. È l’“ospite inquietante” che ha smesso di bussare alla porta: è già entrato. Se, come scrive Michael Lynch in “On Truth in Politics”, sempre presente nell’articolo, viviamo in una condizione sociale in cui “le menzogne sono tollerate, e i fatti ignorati”, allora il rischio più grande è quello di abituarsi all’assenza di fondamento, di direzione, di fiducia. Questo tipo di nichilismo non si ferma alla cultura o alla politica, ma penetra anche nel mondo del lavoro. Ed è proprio a partire da questa lettura che ho sentito l’urgenza di un confronto, di attuare una riflessione dopo che ho letto l’articolo di D’Agostini, non da semplice spettatore, ma da autore impegnato da tempo a indagare il modo in cui le relazioni lavorative risentono di questa deriva. Il mio libro, “Fiducia, altruismo e cooperazione. Una prospettiva etico-linguistica” (Mimesis, 2025), è nato esattamente da questa consapevolezza: il vuoto che si avverte nelle imprese e nelle organizzazioni non è solo gestionale o strutturale, ma profondamente esistenziale. Il cuore del mio lavoro risiede nel linguaggio, perché è proprio attraverso il linguaggio che si costruisce la fiducia.

Le parole, quando sono autentiche, creano legami. La fiducia non si impone: si genera in un ambiente comunicativo in cui le persone si sentono riconosciute, ascoltate, rispettate. È la parola vera che fonda relazioni vere. E dalla fiducia nasce l’altruismo, inteso come volontà di prendersi cura non solo del proprio compito, ma anche del benessere dell’altro. Solo a partire da questo clima può emergere una cooperazione autentica, cioè una condivisione di obiettivi che non sia solo formale, ma realmente vissuta. Le aziende, troppo spesso, sono diventate luoghi dove il linguaggio si riduce a procedura, a report, a obiettivi che cambiano continuamente. Questo produce disorientamento e, alla lunga, una perdita di senso perché i lavoratori non vengono accompagnati a vedere la punta dell’ago ma l’ago inteso come strategia e questo disarma e porta alla disaffezione. Il lavoro diventa solo un mezzo, mai fine, e come tale per la retribuzione a fine mese. Dobbiamo replicare con fermezza alla frase che la D’Agostini riporta di Nietzsche, “il mondo vero è diventato una favola” e con esso “abbiamo perso anche il mondo apparente”. Nel contesto del lavoro significa che i valori e gli ideali aziendali spesso diventano vuote parole, prive di concretezza. Questo svuotamento genera un ambiente dove tutto sembra comunicare senso, ma in realtà regna il disorientamento e la perdita di autenticità. I lavoratori non si riconoscono più nel loro ruolo, il lavoro perde significato e diventa solo un mezzo per uno stipendio. Ma se il lavoro perde senso, anche la persona perde motivazione e identità. Questo, a mio avviso, è il modo in cui il nichilismo si manifesta oggi nelle imprese: non come crisi di mercato, ma come vuoto relazionale, come smarrimento di un orizzonte condiviso. Casi in cui si ritrova un termine che viene usato al riguardo come “greenwashing” non è solo una bugia pubblicitaria, ma è una forma di nichilismo aziendale, perché svuota di senso autentico le parole che dovrebbero guidare l’agire responsabile. L’articolo di D’Agostini mi ha aiutato a dare ancora più forza a questa intuizione: il nichilismo, oggi, può essere contrastato solo restituendo senso, e questo senso nasce da una rinnovata attenzione alla parola, alla relazione, alla cura dell’altro. Non esistono scorciatoie tecnologiche né modelli di business che possano colmare quel vuoto: serve un nuovo patto linguistico ed etico tra le persone che lavorano insieme. Il mio saggio, in questo contesto, si offre come uno strumento concreto per ricucire le trame del senso all’interno delle organizzazioni, partendo da ciò che è più semplice e più potente: il modo in cui parliamo, ascoltiamo, ci rivolgiamo gli uni agli altri. In questo, fiducia, altruismo e cooperazione non sono concetti astratti, ma azioni quotidiane che danno forma a un nuovo modo di abitare il lavoro e, più in generale, la nostra vita sociale. Se il nichilismo è ancora con noi, allora la risposta non può essere il silenzio. Deve essere un linguaggio che costruisce, che connette, che cura. Perché dove la parola si fa vera, lì torna anche il senso. E con esso, la possibilità di un futuro condiviso.

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di Silvia 
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