Chi
In cammino con la Parola
Pubblicato il Luglio 18, 2025

Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda

Commento al Vangelo di domenica 20 luglio

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Commento

A cura di Rosalba Manes consacrata ordo virginum e biblista

Guarire dall’agitazione

Nella XVI domenica del Tempo Ordinario, Luca ci conduce in una casa che si presenta tutta al femminile. Gesù riprende fiato dalle fatiche della missione lasciandosi accogliere da due sorelle: Marta, che è la maggiore e fa gli onori di casa, e Maria. Due donne ospitali che manifestano due modi diversi di accogliere Gesù: uno inedito, l’altro classico; uno statico, l’altro dinamico. Le sorelle mostrano così di essere diverse tra loro.

Il due per Luca è sempre sinonimo di alterità e di diversità: due esseri umani ricevono la parola di Dio (uno, Zaccaria, non crede e l’altra, Maria, crede: Lc 1,20.45); la vita di Gesù produce due effetti (caduta e risurrezione: Lc 2,34); il padre di cui parla Gesù nella grande parabola sull’amore misericordioso di Dio ha due figli diversi (uno ribelle e uno servile: Lc 15,11-32); esistono due tipi di preghiere (quella del fariseo altezzoso e quella del pubblicano umile: Lc 18,9-14); Gesù muore tra due ladroni (uno aggressivo e l’altro docile: Lc 23,39-43).

Il numero due dice il principio della differenziazione: Maria sta seduta e Marta è in movimento, la prima pratica l’ascolto e l’altra la diakonia. Ciò signifi ca che dinanzi a Gesù esse lasciano emergere la loro diversità che però non è necessariamente antitetica. Entrambe le forme della loro accoglienza risultano valide e preziose. L’acco-glienza di Maria però risulta insolita per una donna. Stare ai piedi di un rabbi era concesso ai soli uomini. Solo i maschi potevano mettersi alla sequela di un maestro. In Lc 8,2-3 si apprende però che al seguito di Gesù non vi erano solo gli uomini, ma anche le donne. Quindi non doveva essere scandaloso per lui, che aveva già innescato una rivoluzione nelle consuetudini del discepolato, vedere una donna seduta ai suoi piedi. Ma forse è in Marta che la posizione della sorella desta sorpresa e sdegno. Alle donne è richiesta la cura del pasto, la diakonia, il servizio che necessita di movimento.

Mentre Gesù parla e Maria ascolta, Marta, che è tutta assorbita dal suo servire, interviene con una domanda che rivela un turbamento: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Con questa richiesta Marta chiama in causa Gesù perché risolva una controversia. Marta si proclama parte lesa, accusando contemporaneamente Maria di averla lasciata sola a servire e Gesù di non prendere posizione in suo favore contro sua sorella. Marta, che aveva ospitato Gesù per un tempo di sosta e respiro, ora satura l’aria della sua casa con lo stress per un problema che Gesù è invitato a risolvere.

Marta si appella alla comprensione di Gesù dal quale attende un sonoro rimprovero ai danni di sua sorella che si è permessa di violare il codice comportamentale delle donne di Israele, ricercando un contatto improprio con il Maestro e venendo meno al lavoro che le spettava. Il rimprovero di Gesù non stenta ad arrivare ma non è diretto a Maria… È Marta che Gesù rimprovera e non per la sua diakonia ma per l’agitazione e lo stress con cui serve e che l’hanno portata a disconnettersi dal clima di comunione: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno». La vita non è un vortice di cose da fare, ma un discernimento continuo sulla cosa necessaria, passando dalla dispersione al raccoglimento. La vita nella pace non è impossibile, la si vive quando si decide di scegliere sempre il bene, di voler bene agli altri facendo bene ciò che si sa fare.

Gesù aveva bisogno di qualcuno che preparasse da mangiare. Marta era più attenta a preparare il pranzo che a Gesù, perché voleva fare bella figura quel giorno e si preoccupava molto: era in compagnia di Gesù, ma non lasciava entrare Gesù dentro di lei. Maria invece lasciava che il Signore si manifestasse a lei: ha scelto la parte migliore. Poi Maria sarà andata a lavorare, però portando nel cuore Gesù. Marta voleva servire Gesù, Maria lo portava nel cuore.

La nostra vita cambia con Gesù. Molti lavorano nella vigna di Dio, nel regno di Dio, ma a moltissimi piace più il lavoro che Dio per il quale si lavora. Infatti nel lavoro sono io che faccio per il Signore, c’è tutta la mia buona gratificazione e se questa diminuisce si va in crisi; colui che invece è nel Signore e lo porta nel cuore non va mai in crisi, casomai soffre col Signore!

Don Oreste Benzi (Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)

L’opera d’arte

Antonio Begarelli, Cristo in casa di Marta e Maria (post 1540), Modena, chiesa di San Domenico. “Se questa terra diventassi marmo guai alle statue antiche!”. Così avrebbe esclamato Michelangelo, secondo lo storico dell’arte cinquecentesco Giorgio Vasari, davanti alle figure in terracotta di Antonio Begarelli. Anche se, purtroppo, ancora poco nota ai più, l’opera del grande plasticatore modenese è l’espressione più alta del “nostro” Rinascimento, degna di stare alla pari con quella dei più celebri artisti del tempo. Nella chiesa di San Domenico a Modena, si conserva il gruppo che vediamo qui a fianco. Gesù benedice Maria che, inginocchiata ai suoi piedi, lo ascolta attentamente.

Alle loro spalle, Lazzaro allarga le braccia stupito, mentre Marta fa cenno alla sorella di alzarsi per aiutarla. Sul fondo due serve, dietro il tavolo, osservano la scena, mentre sulla sinistra, aggiunto dall’artista rispetto al Vangelo, vi è l’apostolo Pietro. I sette personaggi, dai diversi atteggiamenti, sono legati fra di loro da gesti ampi e solenni, fatti riemergere in tutta la loro bellezza – togliendo gli elementi incongrui frutto di antiche manomissioni – dai restauri più recenti.

V.P.

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