Media, comunicare è costruire comunità
A San Marino ospiti del vescovo Beneventi i direttori degli uffici comunicazione e dei settimanali diocesani
di Luigi Lamma
“Credo che come Chiesa dobbiamo rivedere le nostre pratiche comunicative perché oltre ad informare esse devono recuperare la finalità di costruire comunità”. Questa è solo una delle tante sollecitazioni che mons. Domenico Beneventi, vescovo di San Marino-Montefeltro e delegato della CEER per le comunicazioni sociali, ha rivolto ai direttori degli uffici diocesani e ai direttori dei settimanali riuniti a San Marino il 16 luglio scorso. Appuntamento molto partecipato che conferma l’amicizia, la collaborazione e la disponibilità al confronto che caratterizza i responsabili della comunicazione delle chiese emiliano-romagnole. In questo senso è stato prezioso lo scambio di opinioni e di esperienze sollecitato dal direttore dell’ufficio regionale Alessandro Rondoni, su due piste: l’integrazione dei vari strumenti di comunicazione a livello diocesano e l’impegno nella formazione degli operatori davanti alle sfide del digitale e dell’Intelligenza Artificiale. Ognuno dei presenti ha aggiornato sullo stato del proprio lavoro, tra difficoltà e passi in avanti con uno sguardo al futuro, in particolare al ricambio generazionale, per garantire alle diocesi professionisti della comunicazione che sappiano coniugare competenze e sensibilità ecclesiale. I giovani hanno dalla loro parte la conoscenza dei sistemi di comunicazione più congeniali alle nuove generazioni, utili per indirizzare la carta stampata verso contenuti e modalità di fruizione al passo coi tempi ma vanno accompagnati nella consapevolezza che si tratta di un’attività in sintonia con la missione della Chiesa.
In questo contesto i direttori dei settimanali hanno condiviso le attuali difficoltà ma anche l’impegno a salvaguardare l’edizione cartacea pur consapevoli della necessità di affiancare ai giornali le varie opportunità multimediali che consentono di raggiungere fasce diverse di lettori. A chiudere la mattinata la relazione di mons. Beneventi che ha fatto sintesi di tutti gli interventi mettendo al centro la questione fondamentale: essere capaci di “utilizzare gli strumenti di comunicazione sociale a servizio della pastorale integrandoli in un tessuto dove, per dirla con Giovanni Paolo II, ‘la fede diventa cultura’ e oltre a diventare cultura ‘fa cultura’”. Su questo piano occorre anche lasciarsi contaminare dall’esterno e non rinchiudersi come ha indicato l’esperienza sinodale occorre interrogarsi su ‘che cosa mutuiamo noi dal mondo per essere aiutati nel costruire oggi la chiesa?’. “E’ una domanda che richiede quella umiltà che serve ad aprirci un po’ alle dinamiche del mondo e mutuarle anche nelle nostre attività di comunicazione”. Secondo mons. Beneventi “l’ufficio comunicazioni all’interno di una diocesi, oggi più che mai, ha il grande compito di sostenere la sinodalità come mentalità, di promuovere la comunione come frutto dell’ecclesialità, ma soprattutto di portare avanti una missione veramente bella che è la missione pasquale e anche il carattere pasquale di un esodo, per uscire dalla schiavitù della lamentela”.
Da qui la proposta di alcune piste di lavoro per la formazione e per la creazione di buone prassi che ci permettono insieme prepararci a questa evoluzione senza subirla ma attraversandola. Si comincia dal prendere confidenza con la diffusione dell’IA e quale utilizzo farne; c’è da favorire l’accessibilità al digitale perché il divario esiste ancora; occorre ottimizzare i processi e liberare risorse umane per compiti più complessi e creativi; bisogna studiare i documenti, gli ultimi messaggi di Papa Francesco sui rapporti intelligenza artificiale, algoretica, e quello che ha prodotto l’Accademia Pontificia, ma in modo particolare gli ultimi due. E’ l’inizio di un percorso che si è deciso di costruire insieme per affrontare il presente e proiettarsi nel futuro, cercando di anticiparlo e non di subirlo.