Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione
Commento al Vangelo di domenica 3 agosto
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Commento
A cura di Rosalba Manes, consacrata ordo virginum e biblista
La parabola del “ricco insensato”
Serpeggia sempre nei nostri animi l’interrogativo dell’essere e dell’avere. Talvolta in alcune persone, sfiora l’incubo che soggiace ad ogni scelta. Si dirà … dipende dai temperamenti: può essere… ma allora chi accusiamo per la natura del nostro temperamento? I genitori, gli avi? Si dirà …dipende dalle condizioni sociali: può essere… ma allora dipendiamo in tutto e per tutto e solamente dalla classe sociale in cui veniamo alla luce’ L’ingorgo diventa sempre accelerato e rischia di inghiottire tutta l’esistenza. L’uomo ricco del vangelo è ricco davvero di beni ma davvero ben povero tanto da essere dichiarato stolto. Non da qualcuno con cui condivide il quotidiano ma da Dio stesso.
Egli, il Creatore, Colui che ci sostiene in vita, Colui che ci attende alla conclusione del nostro peregrinare terreno, gli affibbia un termine che, davvero, nessuno può asserire gli torni gradito. Sentirsi dire “Stolto”! non è un complimento ma un’ingiuria. Dio chiaramente esprime la realtà, vuol farci capire la gravità di un comportamento che danneggia non solo l’esistenza -e la persona già da sé si qualifica stolta- ma compromette anche tutto il significato del dono della vita.
Già! Veniamo alla vita, veniamo al tempo, veniamo alla storia per lasciare una traccia e questa traccia suona “ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Di per sé nulla di male, nulla che non appartenga alla dimensione del vivere umano: se non ci riposiamo… scoppiamo in escandescenze oppure precipitiamo nella depressione. Se non mangiamo … ci riduciamo a pelle ed ossa e nulla nel nostro fisico risponde. Se manchiamo d’acqua, non riusciamo più a sopravvivere… ma non si tratta solo di acqua perché in questo contesto l’accento cade sul bere di chi banchetta e ingurgita. Divertiti: distogliti da ogni problema anche perché ormai sei ridotto ai minimi termini. Chi così vive può dirsi realmente persona? Dio non piomba addosso a costui o costei come la Parca tagliando il filo della vita e quindi classificandosi come il grande Castigatore.
Dio gli dice “stolto” perché non ha valutato correttamente il suo essere persona, quanto conti la condivisione e lo sguardo attento a chi gli vive accanto. Solo chi custodisce in sé questa dimensione, stolto non è ma si dimostra saggio, che ha compreso il valore della vita, dei beni che crescono a dismisura proprio perché le mani imparino a essere bucate…a. dare …a dare… Certo, agli occhi dei magnati chi abbia le mani bucate per gli altri, non solo è stolto ma forse anche degradato.
Eppure esistono ricchi, capaci di sfruttare al meglio le risorse dell’esistenza e del proprio agire che sanno donare e donando riposano, mangiano e bevono e si divertono ma non quando gli altri languiscono. Lo stolto della parabola non si relaziona con nessuno, vive su una sorta di atollo che lo tradisce perché se muove un passo più in là… precipita e non ha nessun fratello o sorella che gli porga la mano. Stolti non si nasce, stolti si diventa se non si guarda al Volto di Dio e al volto dei fratelli e delle sorelle.
In Gesù c’è una preoccupazione piena d’amore: egli vede l’uomo che perde se stesso dietro a delle illusioni. I raccolti sono andati bene, quell’uomo ne ha accumulati parecchi e dice: «Adesso, anima mia, sta’ tranquilla». Ma la notte il Signore gli dice: «Vieni, è ora!». Mettete al posto del raccolto il nostro orgoglio, la stima degli altri, l’invidia, la gelosia; mettiamo al posto del raccolto i soldi che sono in tasca o che sono messi da parte. Che vanità terribile! Qual è allora la soluzione di questo dramma? Ecco, la risposta è qui: arricchire davanti a Dio. Allora tu elimini la vanità. Anche le cose diventano un canto stupendo della vita. Egli ti ha fatto perché tutta la realtà di Dio entri dentro di te, ti ha fatto per queste grandi cose.
Don Oreste Benzi (Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)
L’opera d’arte
Fratelli Limbourg, Mese di luglio (1412-1416), da Les Très Riches Heures du Duc de Berry, Chantilly (Francia), Musée Condé. “Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani”, si legge nel Salmo di questa domenica. L’opera delle mani dell’uomo è al centro delle splendide miniature dei mesi contenute nel libro delle ore commissionato dal duca Jean de Berry ai fratelli Paul, Jean e Hermann Limbourg, nativi dei Paesi Bassi. Nel mese di luglio vediamo raffigurati in basso a destra, un uomo e una donna, muniti di cesoie, mentre tosano le pecore. Il vello si accumula ai loro piedi. Al di là del ruscello, due contadini sono occupati a mietere il grano, alternando il falcetto a una verga di legno usata per stendere le spighe. Il grano mietuto giace sparso a terra, in attesa di essere disposto in covoni. Sullo sfondo, un castello turrito, reso con grande attenzione all’architettura, è munito di un ponte levatoio e di una passerella di legno. I colori vivissimi e la luce restituiscono l’atmosfera di una calda giornata d’estate, in cui spiccano il giallo brillante delle spighe di grano e il bianco abbagliante del castello.
V.P.