Diario del Giubileo dei giovani/6
Giubileo Giovani AC, Roma: ultimo giorno
La sveglia arriva alle 7 dagli altoparlanti, e nonostante il sole sia sorto da un po’, sono molte le teste ancora avvolte nei sacchi a pelo bagnati dall’umidità della notte. Un salto in bagno, una sciacquata alla faccia, e siamo pronti per affrontare quest’ultima giornata.
Il Papa probabilmente si è svegliato prima di noi, perché poco dopo compare sugli schermi per darci il buongiorno. Alle 9 inizia la messa, in cui ascoltiamo la Parola letta in spagnolo, inglese e italiano. Anche qui, la sensazione di unità è grande, soprattutto durante lo scambio della pace, in cui incrociamo mani e sguardi tra di noi e con i gruppi vicini; anche per l’omelia l’atmosfera è carica di attesa.
Papa Leone richiama l’immagine di un campo d’erba che muore e rinasce per ricordarci che “siamo fatti per questo, non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore.” Ci sprona a cercare risposta alle nostre domande profonde in Gesù, nostra speranza. Ci ricorda che non è accumulare che ci soddisfa, ma condividere e donare, cercare cose alte e non accontentarci, ma sperare e costruire il bene rimanendo nell’amicizia con Gesù. Solo allora, conclude, “vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo.”
Chiniamo il capo per la benedizione, lo rialziamo e subito ci si prepara a ripartire, per infilarsi nuovamente nel fiume chiassoso e variopinto dei giovani che ritornano a casa. La spianata di Tor Vergata e le strade della capitale portano i segni del passaggio delle folle, con mucchi di rifiuti da raccogliere, ma la città ha mostrato anche il suo volto caldo e accogliente nei sorrisi dei volontari che regalandoci acqua e creando percorsi sicuri si sono presi cura di tutti noi. Anche stavolta il cammino sotto il sole di mezzogiorno è duro, e ogni volta che incontriamo un cannone ad acqua partono i cori per ringraziare di quel piccolo sollievo.
Riusciamo ad arrivare alla metropolitana e avvicinarci al centro, per pranzare e riprenderci un attimo. Nel pomeriggio ci aspetta il passaggio della Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore, a pochi minuti dalla stazione Termini. Il passaggio della porta qui ha per noi un doppio significato: la conclusione del cammino di questi giorni, e una nuova apertura di possibilità e speranza per la nostra vita una volta tornati a casa. La visita è anche l’occasione per un saluto e una preghiera sulla tomba di Papa Francesco, che tanto ha dato a noi giovani.
Prima di risalire sul treno, un’ultima fermata in un parco per il momento di chiusura del nostro Giubileo. Ci sediamo in cerchio e ognuno condivide una parola di Pace che ha scoperto in questi giorni e che vuole donare agli altri. Insieme abbiamo camminato e riflettuto, ci siamo sostenuti a vicenda nelle fatiche e negli imprevisti, abbiamo gioito dei traguardi e dei momenti felici, abbiamo respirato la Pace.
Questa avventura speciale, fatta dal sudore e dalla polvere, dalle mani e dai sorrisi che ognuno ha messo in gioco, ci ha insegnato tanto e ci fa tornare alle nostre vite con il cuore carico di ricordi da custodire e di una nuova determinazione. La Pace è possibile, testimoniamo che questo amore ricevuto e donato cambia il mondo, costruiamo insieme. Questo è stato il nostro Giubileo della Speranza. E noi, sì, c’eravamo.