Festa
Attualità, Chiesa
Pubblicato il Agosto 11, 2025

Festa di Santa Chiara, Messa presieduta dal Vescovo per le Sorelle Clarisse

Lunedì 11 agosto, memoria liturgica di Santa Chiara di Assisi, il vescovo Erio Castellucci ha presieduto la Messa alla presenza delle Sorelle Clarisse in Santa Chiara a Carpi. “Rimanere nel Signore non significa una vita cristiana intimistica - ha detto nell’omelia - ma essere radicati nella parola, nella preghiera, nei sacramenti, nella fraternità, per poi davvero poter testimoniare, andare, e andare fino in fondo”

di Virginia Panzani

 

Mons. Erio Castellucci e le Sorelle Clarisse di Carpi

 

Nella prima mattinata di lunedì 11 agosto, memoria liturgica di Santa Chiara, il vescovo Erio Castellucci ha presieduto la Santa Messa alla presenza delle Sorelle Clarisse nella chiesa di Santa Chiara a Carpi, gremita per la ricorrenza. Una liturgia vissuta in clima di profondo raccoglimento e di fraternità presso il monastero che fu fondato 525 anni fa dalla Beata Camilla Pio di Savoia, nobildonna carpigiana che volle seguire, con il dono della propria vita, Gesù povero e crocifisso secondo la regola della Santa di Assisi. Hanno concelebrato don Carlo Gasperi, don Andrea Zuarri, e fra Matteo Munari dell’ordine dei Frati Minori, coadiuvati dai diaconi Arrigo Po e Roberto Tamelli.

Nell’omelia monsignor Castellucci si è soffermato sulle letture della memoria liturgica di Santa Chiara, in particolare sul Vangelo di Giovanni, in cui Gesù usa l’immagine della vite e dei tralci (Gv 15,4-10), e sulla seconda lettura dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (2Cor 4, 6-10. 16-18).

Riportiamo di seguito una sintesi dell’omelia del Vescovo.

 

“Il messaggio del Vangelo di oggi – ha affermato monsignor Castellucci – è segnato dal verbo ‘rimanere’, per ben dieci volte in pochissime frasi Gesù esorta a rimanere in lui, come lui rimane in noi e nel Padre, a rimanere nel Suo amore. Sembra che ci sia una tensione con altri inviti di Gesù ad andare, ad annunciare, ad essere missionari. Dunque, rimanere o andare? In realtà sono due aspetti della stessa esperienza cristiana – questa la riflessione del Vescovo – perché va e può dire qualcosa di sensato solo chi rimane nel Signore, chi accetta la Sua presenza dentro di sé, chi come l’apostolo Giovanni appoggia il capo sul Suo petto. Infatti Giovanni, fra i discepoli, è l’unico che andrà sotto la croce proprio perché è stato l’unico a rimanere davvero nel cuore di Gesù”. E’ come per Marta e Maria, che rappresentano, per così dire, le due espressioni della vita cristiana, l’ascolto e il servizio, l’una non può essere senza l’altra, ma, ha sottolineato monsignor Castellucci, “il primato è del rimanere. Andare senza rimanere significa battere l’aria, significa annunciare se stessi anziché il Signore Gesù, significa fare delle prestazioni invece che dare una testimonianza. Il rimanere stesso spinge all’andare e l’andare cristiano non è semplicemente fare delle cose”. Ecco allora che Santa Chiara “è rimasta” e “sta facendo moltissimo”, ha spiegato il Vescovo, “sono realizzazioni importanti, le vediamo qui – così si è riferito alle Sorelle Clarisse – ma non sono ‘cose da fare’. Chi rimane non si preoccupa della quantità, dell’estensione, bensì di costruire relazioni, si preoccupa di qualità. Rimanere nel Signore non significa una vita cristiana intimistica, ma essere radicati nella parola, nella preghiera, nei sacramenti, nella fraternità, per poi davvero poter testimoniare, andare, e andare fino in fondo”. In piena sintonia con questa riflessione il brano della seconda lettura in cui San Paolo afferma: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo …”. “Potremmo dire che nessuno come San Paolo è andato. È stupefacente – ha evidenziato monsignor Castellucci – che in due decenni o poco più abbia percorso per quasi tre volte tutto il mondo conosciuto di allora. È andato ed è andato anche soffrendo, lo abbiamo sentito, ‘noi siamo tribolati ma non schiacciati’. Ma perché? Perché Paolo è rimasto in Cristo: andava, camminava, predicava, veniva preso, veniva contrastato, ma è rimasto in Cristo. Chi rimane può andare, anzi solo chi rimane va davvero”. San Paolo si esprime, poi, con un’altra frase significativa: “Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno”. “È il cammino della nostra vita – ha affermato il Vescovo -. Il nostro corpo si va disfacendo, è un problema anagrafico e biologico insieme. Possiamo rincorrere le cellule che muoiono, ci accorgiamo di invecchiare, il tempo scrive le proprie righe nel nostro corpo, ma l’importante è che l’uomo interiore, cioè questo tesoro che siamo chiamati ad accumulare giorno per giorno, cresca. Rimanere fa crescere il tesoro interiore, anche se andare porta a impiegare delle energie, quindi a disfare l’uomo esteriore”. Santa Chiara ha testimoniato e continua a testimoniare anche oggi, ha sottolineato monsignor Castellucci, quanto la profondità del rapporto con Cristo sia fruttuosa: “Voi siete i tralci, io la vite, rimanete in me, dice Gesù. Solo chi rimane in Lui può solcare i secoli. Chi va senza rimanere, chi cade nell’attivismo, al massimo produce frutto durante la sua vita e spesso per sé solo. Chi invece rimane va per secoli interi – ha concluso il Vescovo -, supera di gran lunga il tempo della propria vita, perché ha creato un tesoro interiore che non viene meno, che né la tignola né i ladri possono insidiare, come abbiamo letto nel Vangelo di ieri (domenica 10 agosto, Lc 12,32-48, ndr). E’ il rapporto con Cristo ed è l’unico rapporto che costruisce e rimane per sempre”.

 

Guarda il videoservizio della Messa in Santa Chiara.

 

Guarda il video dell’omelia del Vescovo.

 

 

 

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