Umiltà e carità l’unica scelta
Cattolici e politica si guardi avanti
di Luigi Lamma
Dal Giubileo al Meeting di Rimini, passando per le proposte formative estive e le mobilitazioni per la pace, si può dire che questa estate i giovani cattolici si sono presi la scena. Al di là dei numeri delle presenze ciò che va colto nella logica di quanto indicato da Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo è il “segno di speranza” rappresentato dal sincero desiderio di ricerca e di impegno nel mettersi alla sequela di Gesù Cristo e condividere questo cammino in una dimensione comunitaria e di servizio al prossimo. Un fattore incoraggiante che induce a qualche riflessione su strumenti e modalità con cui si cerca di rispondere alla “desertificazione giovanile” che si sperimenta anche a livello locale in diverse realtà parrocchiali. Di certo non risulterà attraente, né tantomeno stimolante, per le nuove generazioni di cattolici la riproposizione di vecchie e ormai superate differenziazioni risalenti agli anni ’80 del secolo scorso, sommariamente rappresentate dalla Presidente del Consiglio nel suo intervento al Meeting, tra fautori della “scelta religiosa” da una parte e coloro che si sarebbero “sporcati le mani” dall’altra.
Come si dice “il tempo è galantuomo” e nell’arco di oltre quarant’anni è stato possibile giudicare gli effetti di quel fecondo confronto tra varie anime del cattolicesimo italiano, nei fatti prodotti e nella testimonianza dei singoli protagonisti. Fu quella una stagione in cui alle tradizionali aggregazioni del laicato si affiancavano i nuovi movimenti ecclesiali, un dinamismo frutto dell’attuazione del Concilio Vaticano II che ha favorito il rinnovamento della pastorale e della presenza della Chiesa nella società. Partendo dal dato di fatto che i cattolici italiani non si sono mai “rinchiusi nelle sagrestie”, ma hanno continuato a formarsi alla scuola del Vangelo e della Dottrina Sociale e ad assumere impegni e responsabilità nella società civile, anche direttamente nella politica, gran come amministratori locali, altri come dirigenti nei partiti e nelle istituzioni. D’altra parte a dimostrare quanto siano superati certi distinguo o, ancor peggio, i tentativi di elaborare graduatorie di merito sull’impegno dei cattolici ci sono le Settimane Sociali che hanno accompagnato questi decenni, fino all’ultima, quella di Trieste del 2024, dedicata alla “democrazia”.
Tanto per aggiornare l’agenda non va dimenticato che tra i primi obiettivi del pontificato Papa Leone XIV ha indicato la conoscenza e la diffusione nella chiesa della Dottrina Sociale cristiana. Quando si tocca il tema del rapporto tra cattolici e politica non lo si può fare con le ricostruzioni, mal suggerite, del passato ma occorre stare sul presente, su ciò che richiede oggi l’impegno politico ai credenti in termini di ispirazioni, attenzioni e priorità. A proposito di “mattoni” nuovi (come evoca lo slogan del Meeting) è Leone XIV a ricordare quelli essenziali per la “ricostruzione” della politica a partire da umiltà e carità. “Nel Vangelo usa la parola ‘umiltà’ per descrivere la forma compiuta della libertà (cfr Lc 14,11). L’umiltà, infatti, è la libertà da sé stessi… Essa viene in primo piano, sta al primo posto, senza sforzo e senza strategie, quando invece di servirci delle situazioni impariamo a servire” (Angelus 31 agosto 2025). Già qui un primo avviso rispetto alle degenerazioni della politica, cui abbiamo assistito più volte, con azioni giustificate da nobili intenti ma a tutela di interessi personali o di gruppo. Parlando poi, nei giorni scorsi, ad un gruppo di politici e amministratori locali francesi Leone XIV è stato altrettanto chiaro sul secondo “mattone”, la carità.
Nel riferirsi alle “grandi questioni sociali come la violenza in alcuni quartieri, l’insicurezza, la precarietà, le reti della droga, la disoccupazione, la scomparsa della convivialità…”, non molto differenti dall’attualità delle nostre città, il Papa ha ribadito che “per farvi fronte, il responsabile cristiano è forte della virtù della carità che lo abita sin dal suo battesimo. Quest’ultima è un dono di Dio, una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici. In questa prospettiva la carità diventa carità sociale e politica: la carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 207)”. Con questo assunto il politico cristiano “è meglio preparato ad affrontare le sfide del mondo attuale, naturalmente nella misura in cui vive e testimonia la fede operante in lui, il suo rapporto personale con Cristo che lo illumina e gli dà questa forza”. Umiltà e carità, l’unica scelta possibile.