Parco Santacroce, un ritorno alle origini
Il Parco Santacroce della Fondazione Cr Carpi quale espressione della tutela della natura e del contatto dell’uomo con la biodiversità
di Maria Silvia Cabri
Riaffermare l’importanza, anche per la fede, dell’ambientalismo con tutte le sue implicazioni etiche e sociali. È uno gli obiettivi della Giornata mondiale per la custodia del Creato, un’occasione per comprendere quanto sia fragile e preziosa la biodiversità, e l’ambiente che la ospita e ci ospita, indirizzando verso uno stile di vita sano, rivolto alla sostenibilità. Sotto l’aspetto dell’ambiente, come natura e tutela della stessa, nella nostra città, da giugno scorso, esiste un nuovo, grande, polmone verde: il Parco Santacroce, realizzato a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, a testimonianza di un impegno concreto per la sostenibilità ambientale e la qualità urbana.
La tutela della natura
Il Parco Santacroce, frutto di un ampio progetto di forestazione urbana concluso dalla Fondazione tre anni fa, si estende su 26 ettari e ospita oltre 10.000 esemplari arborei e arbustivi. Al suo interno si trovano ampie aree di bosco planiziale – la vegetazione che un tempo ricopriva la pianura padana – prati selvatici, una spaziosa area ortiva e un frutteto storico con oltre settanta varietà, tra cui numerosi frutti tipici locali e in via di estinzione. Come spiega il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Mario Arturo Ascari, “si tratta di un’infrastruttura ambientale di alto profilo, in grado di unire valore ecologico, funzione sociale e qualità paesaggistica”. Secondo uno studio realizzato in collaborazione con l’Istituto per la BioEconomia del CNR, l’intervento di rimboschimento ha già aumentato in modo significativo la capacità fitodepurativa dell’area, con un potenziale di 57,7 tonnellate annue di CO2 sequestrate a pieno sviluppo della vegetazione, e oltre 300 kg/anno di inquinanti atmosferici rimossi.