Fism: “Sì all’esclusione dell’educazione sessuale nelle scuole dell’infanzia”
Lemmi (presidente nazionale): "No al riconoscimento dell’identità di genere diversa da quella nell’atto di nascita”
Luca Iemmi, presidente nazionale della FISM
“Dissentiamo dall’impostazione di fondo dell’art. 1 del Disegno di Legge 2278 che introduce nella scuola la possibilità del riconoscimento dell’identità di genere con indicazione del sesso diverso da quello enunciato nell’atto di nascita, e a maggior ragione riteniamo che tale opzione non sia adeguata alla scuola dell’infanzia. In queste età, il bambino è ancora impegnato nella costruzione della propria identità globale – fisica, emotiva, relazionale, simbolica – e ogni proposta che lo coinvolga in decisioni definitive su aspetti così complessi rischia di essere prematura e fuorviante”. Con queste parole Luca Iemmi, presidente nazionale della FISM, la Federazione Italiana Scuole Materne che nel nostro Paese rappresenta circa 9000 realtà educative frequentate da quasi mezzo milione di bambini della fascia Zero-Sei, ha preso le distanze “per motivi di prudenza e cautela” a proposito del testo sulle “questioni relative all’identità di genere” nei Disegni di Legge, oggetto dell’audizione svoltasi oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati, presso la VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione.
Si tratta dell’unico punto che ha visto dissentire la FISM, pronta a riconoscere i non pochi elementi positivi introdotti nei Disegni di Legge diretti a promuovere l’esercizio della responsabilità genitoriale e tutelare le fasce d’età più vulnerabili, e circa i quali ha espresso il ringraziamento “per l’ascolto e per la responsabilità in questa delicata fase legislativa”.
In particolare, riferendosi alla tutela del compito educativo primario della famiglia, Iemmi ha dichiarato che FISM accoglie “con favore l’intenzione dei DdL di riconoscere, rispettare e difendere la libertà educativa della famiglia”. Si tratta infatti di un principio peculiare nella progettualità della federazione, da sempre attenta a favorire la partecipazione attiva delle famiglie al percorso educativo e formativo dei bambini.
“In quest’ottica riteniamo regolata in maniera idonea dai DdL presentati la previsione della prestazione del consenso informato preventivo degli esercenti, la responsabilità genitoriale su tematiche particolarmente sensibili quali quelle relative alla sfera sessuale” ha riferito Iemmi, citando il rischio di “colonizzazioni ideologiche” richiamato da Papa Francesco. Aggiungendo: “In tal senso consideriamo opportuna anche la disposizione prevista di inserire l’impegno dell’istituzione scolastica a richiedere il consenso informato all’interno del Patto educativo di corresponsabilità, strumento che sostiene e favorisce l’alleanza scuola-famiglia”.
Condivisa infine la proposta di esclusione delle scuole d’infanzia delle attività didattiche e progettuali attinenti all’ambito della sessualità: scelta che tutela una fascia d’età particolarmente vulnerabile “in cui non vi è la necessità di anticipare esperienze o concetti che non sono adeguati all’infanzia”. Motivo che ha portato al dissenso espresso sulla “possibilità del riconoscimento dell’identità di genere con indicazione del sesso diverso da quello enunciato nell’atto di nascita”, ritenuta particolarmente inadeguata nella scuola dell’infanzia.