“Viviamo ciò che siamo”, il ricordo del vescovo Tinti nel primo anniversario della morte
Il ricordo di mons. Douglas Regattieri che domenica 28 settembre in Cattedrale ha presieduto la Messa in occasione del primo anniversario della morte
di Luigi Lamma
“Viviamo ciò che siamo. Siamo santi”. Per ben 18 volte questa frase venne ripetuta da mons. Elio Tinti nell’omelia della celebrazione di inizio del suo ministero episcopale a Carpi, il 24 settembre 2000. Un tema caro al vescovo Elio come ha ricordato mons. Douglas Regattieri che domenica 28 settembre in Cattedrale ha presieduto la Messa in occasione del primo anniversario della morte. Nelle parole, cariche di affetto, del vescovo Douglas, ora emerito di Cesena-Sarsina, emerge il profilo di un “uomo di Dio” così come lo descrive il brano della lettera di San Paolo a Timoteo proposto dalla liturgia: “Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni”. La celebrazione eucaristica è stata introdotta dal saluto di benvenuto e dai ringraziamenti di mons. Gildo Manicardi, vicario generale, e hanno concelebrato don Massimo Dotti, don Marino Mazzoli e don Franco Borsari. Al termine della Messa dopo la preghiera sulla tomba di mons. Tinti, un gruppo di amici ha intonato cori di montagna tanto cari al vescovo Elio amante dei monti e dei momenti di fraterna convivialità.
A mons. Regattieri abbiamo chiesto di mettere in luce alcuni aspetti che meritano di essere evidenziati dell’esperienza pastorale del vescovo Elio di cui è stato stretto collaboratore come vicario generale della diocesi.
“Ricordo volentieri il vescovo Elio Tinti con il quale ho collaborato molto da vicino per tanti anni – ha affermato – . Un primo aspetto che appariva, ed era autentico, era il suo grande entusiasmo, entusiasmo che deriva dalla fede, dall’essere prete, dall’essere vescovo. Lo dimostrava, si vedeva questa gioia di essersi donato totalmente al Signore. L’altro aspetto che mi ha sempre colpito e mi ha insegnato tanto, era la sua vicinanza, la sua prossimità alla gente, alle parrocchie, ai preti, c’era sempre, era vicino, con parole sempre di conforto e di incoraggiamento”.
Negli anni di episcopato a Carpi mons. Tinti incontrò seri problemi di salute che lo tennero diverso tempo lontano dalla diocesi. Lei gli è stato sempre vicino anche in questi momenti: con quale spirito e forza d’animo li affrontava?
In queste situazioni mi ha dato una grande testimonianza di fortezza nell’affrontare queste traversie che già aveva avuto anche prima di diventare vescovo. Ma negli ultimi anni, dal 2007 in avanti, non so quante volte sono andato a Bologna a trovarlo, a visitarlo all’ospedale. A volte mi chiedevo come faceva a superare queste terribili prove dovute alla salute precaria, diverse situazioni davvero complicate e difficili. Penso che fosse la sua fede, il suo amore al Signore che lo sosteneva e lo rendeva capace di attraversarle.
Una delle sue prime lettere pastorali metteva in luce il tema della santità. Ecco, dobbiamo essere consapevoli di quello che veramente già siamo grazie anche al battesimo. Questo tema come si è declinato nello sviluppo del suo ministero?
Questo fu il primo messaggio, già nella sua omelia di ingresso era presente questo richiamo ad essere santi. Dal punto di vista pastorale, almeno nei primi anni, prese come icona biblica le beatitudini. Le beatitudini sono davvero un programma di santità e lui è rimasto molto fedele, anno per anno, nell’affrontare le diverse beatitudini calandole nella realtà anche con delle indicazioni molto precise, molto concrete per la vita di tutti i giorni. Il testo dell’omelia di mons. Regattieri è disponibile sul sito www.diocesicarpi.it




