Ascoltate
In cammino con la Parola
Pubblicato il Ottobre 2, 2025

Ascoltate oggi la voce del Signore

Commento al Vangelo di domenica 5 ottobre

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Commento

A cura di Paolo Morocutti – SIR

Fede e servizio

La fede e il servizio sono al centro della riflessione di questa XXVII domenica del tempo ordinario. Queste due realtà costitutive e inseparabili dell’esperienza cristiana definiscono un cristianesimo adulto e responsabile. Se la fede è il fondamento delle cose che si sperano e la prova di quelle che non si vedono, il servizio è prova che le fede è capace di produrre una vera e propria conversione dell’uomo generando il lui una piena liberazione da se stesso per riscoprire il primato di Dio. Queste due realtà vanno però coltivate e incentivate secondo una logica precisa e attenta. Gli stessi discepoli sentono la necessità di chiedere al Signore di “accrescere la loro fede” prendendo le distanze da una mentalità, anche oggi molto diffusa, secondo la quale la fede è un dato immanente, o si crede o non si crede, bianco o nero, dimenticando che la fede è prima di tutto un dono e che questo dono cresce tanto quanto cresce la capacità dell’uomo di fare esperienza viva di Cristo vivo.

Nella prima lettura il profeta Abacuc parla di una visione: “Una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila perché certo verrà e non tarderà”. Abacuc fa riferimento ad un atteggiamento necessario, quello di un’attesa fiduciosa, piena di fede, che sa attendere con certezza una promessa fatta, questa fede cresce in base alla conoscenza di Colui che ha fatto la promessa, tanto più si conosce Colui che ha fatto la promessa tanto più la fiducia cresce, perché Colui che ha promesso è un Dio affidabile. Anche San Paolo ricorda a Timoteo che “il dono di Dio va ravvivato”, cioè reso vivo, mantenuto in vita e il dono di Dio di cui parla Paolo è il mandato apostolico ricevuto da Timoteo con l’imposizione delle mani, come ogni altro mandato nella Chiesa esso si esplicita per sua natura nel servizio. La fede che ho da bambino non è la fede ho da adolescente e non è la fede che ho da adulto, si tratta di una realtà che cresce con l’esperienza che l’uomo fa di se stesso in Dio, un divenire per grazia, un crescere sempre di più nella conoscenza di lui. Il servizio nella carità fa crescere la conoscenza e la conoscenza vivificata della carità permette il discernimento con cui incontro le persone, faccio le mie scelte, dono la mia vita e di conseguenza esplicito la mia fede.

Nel Vangelo di Luca Gesù irrompe con questa domanda: “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: ‘Vieni subito e mettiti a tavola’”? Una domanda provocatoria che di per sé esige una risposta negativa, eppure il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito ma per servire ribalta la prospettiva e si cinge il grembiule per servire l’uomo. Dio fa quello che di per sé non dovrebbe fare, fa quello che spetterebbe al servo e così facendo insegna al servo la via per essere libero e divenire per grazie come il suo Padrone. Solo così si comprende la logica del Vangelo che ci invita a gioire del fatto che siamo servi inutili, perché l’utile viene solo da Dio e la nostra gioia risiede nel sapere che abbiamo fatto ciò che dovevamo fare.

La fede è una relazione vitale tra Gesù e noi. Fede è camminare al buio. Finché esistono sicurezze umane non c’è fede. La fede pura, vera, quella che il Signore ci chiede, ce la dà solo quando non c’è null’altro che lui. Questa relazione vitale e oscura è alternata a periodi di luce, tante volte è dolorosa, è in salita. È tuttavia un’esperienza unica, come unico è Gesù, a cui la relazione vitale di fede ci porta. Lo Spirito Santo ci conduce nell’intimità di Dio. La preghiera è celebrazione di questa relazione, è lasciare entrare il buon Dio dentro di noi, è il nostro entrare profondamente in Dio. Il nostro transito sulla terra è per abituarci alle cose di Dio, che ci attende a braccia aperte per vivere eternamente nella gioia.

Don Oreste Benzi (Tratto da “Pane Quotidiano, Sempre Editore”)

L’opera d’arte

Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Allegoria della fede (ca.1540), San Pietroburgo, Hermitage. La virtù teologale è rappresentata dal Moretto, maestro bresciano del ‘500, secondo l’iconografia tradizionale: ecco allora una nobile figura femminile, avvolta da uno scialle giallo, colore che rimanda alla sfera del divino. Ella alza con la destra un calice con l’ostia, mentre con la sinistra regge una croce, simboli di chi crede nella salvezza portata dal sacrificio di Cristo e nella Sua presenza reale nel sacramento dell’Eucaristia. A quest’ultimo mistero, dunque al calice, la fanciulla rivolge lo sguardo attraverso il velo che le scende sugli occhi, a segnare il limite della visione umana di fronte alla grandezza divina.

Si nota tuttavia un particolare insolito. In basso, nel mazzo di fiori, nel cartiglio si legge un versetto di San Paolo: “iustus ex fide vivit” (il giusto vive per la fede). Negli anni dello scisma luterano, in cui visse Moretto, questa frase appariva come una professione di fede protestante. Da qui la teoria di un possibile avvicinamento dell’artista, mai però esplicitato in altro modo – al contrario molte delle sue opere sacre rispecchiano una profonda “devozione cattolica” – alle idee della Riforma.

V.P.

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