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Attualità, Chiesa, Editoriali
Pubblicato il Ottobre 8, 2025
Editoriale

È il bene che genera la pace

Grande partecipazione alla veglia di preghiera che ha riunito, sabato 4 ottobre in Cattedrale, le comunità diocesane di Carpi e di Modena. Di seguito la riflessione del vescovo Erio.

di + Erio Castellucci

Abbiamo espresso la nostra indignazione pacifica ma ferma verso tutte le guerre per disarmare le nostre coscienze dall’indifferenza. Abbiamo rinnovato la nostra disponibilità al dialogo per disarmare le parole aggressive e violente e per disarmare le nostre anime dalle schegge dell’ostilità. Abbiamo pregato invocando la pace. Le nostre mani hanno deposto le armi dell’egoismo per offrire un contributo concreto alla costruzione di un ospedale a Gaza, uno dei teatri di guerra oggi più disumani.

E per completare il “pentagono di pace” indicato da Papa Leone, abbiamo disarmato i nostri cuori e stiamo per invocare Maria, Regina della Pace. Questa veglia è un piccolo grande segno per le nostre diocesi e le città del territorio. Grazie a chi l’ha accuratamente organizzata, chi l’ha curata perché tutto avvenisse ordinatamente. Grazie a tutti voi che in moltissimi avete partecipato. Non è una data scelta a caso. È la festa del Santo della Pace per eccellenza, Francesco D’Assisi, morto 799 anni fa, la sera del 3 ottobre 1226. Siamo così entrati nella parte più solenne delle celebrazioni per l’ottavo centenario della sua salita al cielo, ma vorrei inserire in questo contesto alcune note apparentemente minori con qualche richiamo alla costruzione quotidiana della pace. La pace, infatti, ama le radici e le getta nel basso della terra, come abbiamo cantato entrando in duomo. La pace forma una rete sotterranea, invisibile, ma solida, che la guerra armata può deturpare, ma non riesce a sradicare. La guerra esplode. La pace si pianta in profondità.

Domani ricorreranno i 22 anni dalla morte di Annalena Tonelli, missionaria martire forlivese che passò la vita in Africa, uccisa, appunto, il 5 ottobre 2003, all’ospedale di Borama in Somalia. Nell’estate di due anni fa con i direttori dei centri missionari di Modena e Carpi e alcuni laici abbiamo visitato diverse comunità del Madagascar nelle zone in cui aveva operato il nostro Luciano Lanzoni, pregando anche sulla sua tomba e trascorrendo alcuni giorni nel villaggio di Ampasimanzeva, dove sorge l’ospedale in cui Luciano morì per Covid il 18 giugno 2021. In quell’occasione abbiamo toccato con mano ancora una volta il reticolo della pace, un incredibile intreccio di relazioni buone che durano, si estendono, continuano a dare frutto anche in mezzo ai conflitti e alle guerre. Nelle case della carità, c’è l’impegno quotidiano di molti per assistere e curare, attenzione ai senza nome, dimenticati dalla storia, ma non da Dio e dagli operatori di pace.

Proprio in quell’ospedale dove sono ancora presenti i volontari delle nostre diocesi, è spuntato a sorpresa il nome di Annalena Tonelli. La persona che ci guidava tra i diversi reparti, per lo più casette ad un piano, ha indicato a un certo punto la pneumologia dicendo che lì veniva curata la tubercolosi secondo il protocollo Tonelli. Lei non conosceva Annalena, non sapeva che stava parlando di Annalena Tonelli. Annalena non era laureata in medicina, ma in giurisprudenza, ma sulla base di una lunga esperienza aveva in effetti inventato in Somalia un protocol-lo per la cura della TBC, la cui efficacia fu riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Silenziosamente questo nuovo metodo terapeutico dalla Somalia aveva attraversato più di 3000 km ed era arrivato fino a quello sperduto villaggio del Madagascar. È un piccolo simbolo, se si vuole, ma è il miracolo del bene. È la rete tessuta dagli operatori di pace. Una rete che non si vede, non rimbomba, non esplode, ma si radica, si espande sotto il manto della terra, arriva là dove nessun altro arriva. Il bene compiuto dal beato Odoardo Focherini e da don Elio Monari, due tra le tante vittime della violenza nazifascista: questo bene, chi può misurarlo? Il bene di Luciano Lanzoni, di Annalena Tonelli, di Francesco D’Assisi.

Il bene quotidianamente portato avanti da innumerevoli sante e santi della porta accanto che non appare sui giornali o su internet. Chi riesce a vederlo se non il Signore e coloro che operano per la pace. Il saluto che San Francesco premetteva ad ogni sua predica: “Il Signore vi dia pace”. Sia anche il nostro augurio di pace. L’augurio di pace scalda il cuore, scioglie l’odio, allena le mani a tessere il bene, allarga gli spazi della fraternità, costruisce un intreccio solido che senza alcun rumore circonda la terra e cerca ogni giorno di trasformare questa aiuola che ci fa tanto feroci, come la vedeva Dante dal cielo, in quel giardino che Dio ha consegnato agli esseri umani con il compito di coltivarlo e custodirlo, non certo di distruggerlo. Diamo una mano a Dio per realizzare il suo sogno, un mondo di pace.

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