Migrantes, la speranza è itinerante
L’incontro nazionale degli operatori impegnati con rom, sinti e camminanti
Dal 12 al 14 settembre presso il Seminario arcivescovile di Napoli si è svolto l’Incontro nazionale dedicato a chi opera nelle attività pastorali della Chiesa italiana con Rom, Sinti e Camminanti, appuntamento organizzato con la collaborazione dei referenti per la pastorale rom e sinti della Fondazione Migrantes. Per Migrantes Modena-Carpi ha partecipato il diacono Stefano Croci al quale abbiamo chiesto di raccontarci l’esperienza vissuta.
di Stefano Croci
La prima giornata è stata dedicata a conoscere la città, con una visita alle catacombe di San Gennaro e al Rione Sanità. Guidati dai ragazzi di don Antonio Loffredo, un “parroco del fare” che ha interpretato il Vangelo stando vicino agli ultimi, “pietre scartate”, ed ha fornito risposte concrete ai giovani di un territorio devastato. Le catacombe hanno rappresentato l’inizio di una visione: ripensare il ruolo del patrimonio culturale nel quartiere Sanità ed all’opportunità di connetterlo con il sistema regionale. Così è stato possibile sperimentare quanto la realizzazione di progetti comuni che puntano alla valorizzazione del capitale umano ed al recupero dei beni d’interesse storico-artistico possano rivoluzionare il sistema di relazioni tra le persone e la percezione che queste hanno del proprio quartiere. Dopo anni di degrado e abbandono, che avevano trasformato il Rione Sanità in una periferia al centro della città, finalmente i cittadini ed i turisti hanno imparato ad apprezzare i tesori artistici e le capacità dei ragazzi che li gestiscono. I giovani del Rione Sanità hanno fatto della promozione delle Catacombe il loro progetto di vita: accogliere e custodire con professionalità e passione è divenuta la loro missione. Non indifferente la ricaduta occupazionale prodotta: 50 ragazzi hanno trovato un lavoro stabile. In questi anni sono nate proficue sinergie e relazioni stabili sia con il Museo di Capodimonte che con il Museo Archeologico Nazionale che ha fatto nascere il progetto “La collina dell’arte” per fare rete e sistema tra le realtà museali ed i siti d’interesse storico-artistico dislocati lungo la collina di Capodimonte ampliando l’offerta e condividendo difficoltà e strategie per agevolarne la fruibilità. Molti ritengono l’esperienza dei ragazzi della Cooperativa La Paranza e della Fondazione di Comunità San Gennaro un esempio e un modello replicabile in altre realtà di Napoli e in Italia. Tanti giovani cresciuti in realtà problematiche possono finalmente pensare che se hanno un’idea vincente, un progetto in cui credere, con impegno e dedizione possono realizzarlo. Don Loffredo non ritiene di avere particolari meriti in questa storia di riscatto, se non quello di aver facilitato e riconosciuto un fermento già in essere che attendeva solo l’occasione giusta per emergere. Il giorno successivo dopo la messa presieduta da mons. Giuseppe Mazzafaro (vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti e Delegato per la Conferenza episcopale campana per i migranti, rom e sinti, spettacolo viaggiante) il programma ha proposto la lectio dell’arcivescovo di Napoli, il card. Domenico Battaglia, sul tema “La speranza è itinerante: ‘mio padre e mia madre erano aramei erranti’” (cfr. Dt 26,5), su questo testo i partecipanti si sono poi confrontati, suddivisi in sette tavoli tematici. La giornata si è conclusa con la visita alle comunità rom di Giugliano dove la situazione è veramente disastrosa, con una popolazione di circa 400 persone senza nessun allaccio luce, gas, acqua, fognature, solo due fontanelle all’inizio del campo. Al campo di Scampia, a parte le montagne di spazzatura lungo la via di accesso, almeno ci sono allacciamenti luce e acqua, qui abbiamo cenato per continuare a conoscerci visto che alcuni degli abitanti di questo campo erano stati con noi nei tavoli tematici. La giornata si è conclusa con il concerto della ‘O Rom band, gruppo di rom bosniaci. Domenica dopo la restituzione del lavoro dei tavoli tematici è stato affidato l’incarico per la redazione del documento conclusivo a padre Alex Zanotelli.
Card. Domenico Battaglia
Preghiera e impegno
L’arcivescovo di Napoli ha concluso la sua lectio con una preghiera che ha racchiuso tutto il senso del suo intervento e rappresenta un appello a chi ha responsabilità politiche e istituzionali:
Signore Gesù, arameo errante fra gli erranti, Cristo dei cammini, dei rom e dei sinti, dei senza indirizzo: mettici in strada con Te. Ferma Tu le ruspe: che non parta nessun braccio meccanico finché non c’è una via d’uscita vera, finché non c’è una porta, un tetto, un contratto, un nome scritto giusto. Spezza il lessico delle “bonifiche”: non si bonifica la vita, si protegge. Custodisci le roulotte come tabernacoli leggeri, i cani legati al parafango, i panni tesi tra due alberi, le foto sugli sportelli come ex voto: sono case provvisorie, ma sono case. Dona coscienza a chi governa e a chi firma: niente sgomberi senza alternativa, nessun ordine senza ascolto, nessuna statistica senza volti. Difendi l’unità delle famiglie: nessun bambino sfrattato dall’infanzia. Accendi nella Chiesa una pastorale di tenda: comunità-ponte, cappellanie stabili, laici e preti capaci di stare in mezzo, tradurre lingue, guarire diffidenze, aprire scuola, salute, lavoro, documenti. Insegnaci quattro passi semplici e radicali: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Smaschera le nostre paure, perdona i nostri recinti e le parole taglienti. Fa’ della città una piazza: da sgombero a patto, da sospetto a fraternità. Trasforma i campi in patti firmati, le baracche in indirizzi, le frontiere in mense apparecchiate. Metti in noi il coraggio di schierarci: parlare quando è scomodo, negoziare quando è difficile, fare da scudo con la nostra presenza quando il diritto viene calpestato. Perché il Tuo Regno non spiana: abita. E quando la polvere si posa, fa’ che restino in piedi le persone, che la legge si faccia misericordia, e che ogni campo diventi campo di festa. Amen.




