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Attualità, Editoriali
Pubblicato il Ottobre 14, 2025

“Ci vorrebbe un amico”: tragedie familiari che scuotono le coscienze

Editoriale - Le tragiche morti di coppie di persone anziane a Castelfranco e a Mirandola scuotono le coscienze e interpellano la comunità cristiana e, più in generale, la collettività perché “tutti potremmo essere quell’amico che qualcuno attende” e che sa ascoltare, sostenere, accompagnare

di don Carlo Bellini

 

 

Tra gli eventi degli ultimi giorni nella nostra provincia, a Castelfranco e a Mirandola, ci sono state purtroppo tragiche morti di coppie di persone anziane. Queste notizie suscitano dolore e sgomento. Possiamo a fatica immaginare la disperazione che porta a certi gesti e, oltre a una pena infinita, proviamo anche una paura che nasce dalla consapevolezza che vicino a noi per qualcuno la vita è diventata un peso insostenibile. Avremmo voglia di pensare ad altro, di chiudere rapidamente questa pagina relegandola alla cronaca. Invece è bene che questo “colpo” faccia nascere delle riflessioni. Cominciamo col prendere atto che per qualcuno la vita può diventare insostenibile, che l’uomo ha degli abissi che nessuno può permettersi di semplificare. Considerando il nostro mondo dobbiamo renderci conto che per alcune persone, per troppe persone, oggi la vita è diventata troppo difficile. Non solo anziani ma in tutte le fasce d’età, e per tanti motivi, la vita diventa una fatica che, anche se non arriva ad immaginare di farla finita, sempre più spesso ospita fantasie in cui la morte è vista come una liberazione. I motivi sono la salute, la psiche, gli affetti, il lavoro, la casa, la povertà, la solitudine. Ci sono vite in cui troppe cose vanno male. Viene in mente il passo del vangelo in cui Gesù vede le folle e gli sembrano stanche e sfinite (Mt 9,36). Quanta gente oggi è stanca e sfinita e comincia a sentire la morte come amica. Il nesso tra morte e qualità della vita oggi è tragicamente evidente. Un recente articolo di Paola Bignardi su Avvenire metteva in evidenza che la riflessione sulla morte è molto presente nei pensieri dei giovani (Avvenire, 8 ottobre 2025). “Molte sono le testimonianze di giovani che dalla consapevolezza della morte sono portati a interrogarsi sul senso della vita, che appare nella sua preziosità, ma anche nella sua fragilità e delicatezza”. Questa è una classica tematica della vita spirituale che però una volta era riservata agli anni della vita adulta. Alcuni anni fa, all’interno del mondo cattolico, ci si lamentava che la morte era stata emarginata dalla riflessione umana. Oggi mi pare che la morte si sia presa prepotentemente un posto di primo piano: morte in guerra, sul lavoro, in carcere, morte per malattia, sulle strade, a tutte le età, improvvisa, desiderata, violenta. Ogni giorno è la protagonista dei nostri media. Si è invece ridotta la speranza, la progettualità per il futuro, la condivisione della vita bella. Tra vita e morte c’è un equilibrio: precisamente quello messo in evidenza dalle testimonianze dei giovani. Ma quando la vita diventa troppo dolorosa la morte può prendere il sopravvento. Tra le cose che rendono la vita insopportabile ci sono questioni concrete come le difficoltà economiche, il lavoro, la casa; poi altre situazioni più personali come gli affetti, la salute, i lutti. A volte un senso di angoscia e solitudine molto doloroso. Alcune di queste cause sono suscettibili di soluzioni (e bisognerebbe trovarle), per altre il rimedio è più difficile. La diffusione a molti livelli e in modo anche subdolo del “prima noi”, “prima me”, l’insinuarsi della “cultura dello scarto” così ricorrente nella predicazione di Papa Francesco, sono fattori che hanno contribuito alla desertificazione delle relazioni e reso il reperimento di un senso alle sofferenze della vita più difficile. Quando Gesù si accorse che le folle erano stanche e sfinite, si circondò di un gruppo di amici e li mandò a guarire e scacciare i demoni. Anche oggi, prima ancora dell’intervento dei servizi sociali e sanitari, importanti e sempre invocati davanti a questi drammi familiari, servirebbe quel gruppo di amici che vive insieme e si occupa di guarire, di sanare le ferite e le solitudini, che caccia i demoni che si installano in sistemi economici e civili che portano gli uomini alla disperazione; amici che sanno stare in preghiera, in silenzio per accogliere il dono della vita. Amici che provano a ridare valore alla vita, con la sua bellezza e le sue speranze, e la sostengono fin che c’è, ricacciando al suo posto la morte, nel suo angolo. E’ la dimensione che dovrebbe connotare la presenza della comunità cristiana ma che interpella tutti, perché tutti potremmo essere quell’amico che qualcuno attende.

 

Coraggiose combattenti: ciclo di incontri sulle donne nella Resistenza
Ciclo di conferenze “Donne invisibili tra guerra, Resistenza e ricostruzione” condotto dallo storico Fabio Montella e promosso dall’Associazione “Donne in Centro” di Mirandola, in collaborazione con Avis Mirandola, Istituto Storico di Modena e Via Roma 31 storia e comunicazione, con il contributo del Comune di Mirandola e la collaborazione dei comitati frazionali
di redazione@notiziecarpi.it 
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