San Possidonio, camminando sulla Via Romea Imperiale
Lo scorso 18 ottobre, a San Possidonio, si è tenuta la conferenza dal titolo “Anno Santo della speranza 2025. Camminando fino a Roma sulla Via Romea Imperiale”. L’intervento del vescovo Erio Castellucci. Presenti gli amministratori locali che hanno partecipato alla recente iniziativa alla scoperta delle “Meraviglie del Fiume Secchia”
di Virginia Panzani
Amare il territorio, con la sua storia, anche religiosa, e il suo paesaggio, mettendosi in cammino e condividendo la strada con i compagni che incontriamo. E’ il messaggio emerso dalla conferenza “Anno Santo della speranza 2025. Camminando fino a Roma sulla Via Romea Imperiale” svoltasi lo scorso 18 ottobre a San Possidonio. L’evento è stato promosso dal Comune di San Possidonio, grazie all’assessora Agnese Zona, insieme all’associazione Via Romea Germanica Imperiale Aps, con il patrocinio di Federcammini, Provincia di Modena e Unione Comuni Modenesi Area Nord. Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Unione, Claudio Poletti, sindaco di Finale Emilia, e della padrona di casa, la sindaca di San Possidonio, Veronica Morselli, il presidente onorario di Via Romea Germanica Imperiale Aps, Dario Bondi, ha illustrato la storia dei cammini di pellegrinaggio, prima verso Gerusalemme poi verso Roma, per arrivare ad una dettagliata descrizione della Via Romea Imperiale che unisce la Germania all’Italia e che nel tratto emiliano si dipana lungo il corso del fiume Secchia. (…) A seguire, l’intervento del vescovo Erio Castellucci.
L’incontro è stato l’occasione per ripercorrere le otto tappe che l’associazione insieme ai diversi comuni situati sulla Via tra la pianura e la collina modenese hanno proposto durante il mese di settembre alla scoperta delle “Meraviglie del Fiume Secchia”. Tra gli amministratori presenti in sala, oltre a quelli di San Possidonio, rappresentanti dei comuni di Concordia, Novi, Soliera, Campogalliano e Rubiera. (…)
Sintesi dell’intervento del Vescovo
Monsignor Castellucci ha esordito con un breve excursus storico ricordando le quattro mete principali di pellegrinaggio dal tempo antico attraversando il medioevo, ovvero Gerusalemme e i luoghi santi, Roma, Santiago de Compostela e Canterbury. “Erano mete impegnative da raggiungere dal punto di vista dei pericoli, della fatica fisica, ma anche per la connotazione penitenziale – ha affermato il Vescovo -. Quando ci si confessava, infatti, poteva avvenire che come penitenza per i peccati gravi fosse prescritto un pellegrinaggio, che dunque diventava esperienza di purificazione”. Un itinerario che, ha sottolineato, è la metafora più bella della vita umana, come suggerisce il motto dell’Anno Santo, “pellegrini di speranza”: “Non siamo fuggiaschi, né corridori, né vagabondi. I fuggiaschi hanno un punto di partenza ma non sanno dove arriveranno. I corridori corrono perché vogliono arrivare prima degli altri. I vagabondi non hanno meta, girano intorno. Noi siamo pellegrini, dunque c’è un punto di partenza e un punto di arrivo ma anche delle tappe. Queste ultime sono oggi in via di riscoperta in molti posti, grazie a persone che come voi – così si è rivolto ai presenti – sono entrate in questa forma di servizio perché i pellegrinaggi vanno di pari passo con la ricerca del senso della vita. Non ci si mette in cammino se non si hanno delle domande, se non si vuole riscoprire qualcosa di sé e degli altri”.
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