Esequie
Attualità, Chiesa
Pubblicato il Novembre 4, 2025

Esequie di don Aleardo Mantovani in Cattedrale

Alle esequie di don Aleardo Mantovani hanno partecipato tanti dalle parrocchie di San Possidonio, San Giacomo Roncole, e Mirandola. L’omelia del vescovo Erio: “Ha vissuto intensamente il mistero della Pasqua, croci e difficoltà ma anche gioie e gratitudine, specialmente nel dono dell’amicizia che ha sempre coltivato”

di Virginia Panzani

 

 

Nella mattinata di martedì 4 novembre, in Cattedrale a Carpi, il vescovo Erio Castellucci ha presieduto la Messa esequiale di don Aleardo Mantovani, concelebrata da monsignor Douglas Regattieri, vescovo emerito di Cesena-Sarsina, da monsignor Gildo Manicardi, vicario generale della Diocesi di Carpi – che ha letto all’inizio un profilo biografico di don Mantovani – e da numerosi confratelli sacerdoti. Presenti, insieme ai famigliari, le rappresentanze delle amministrazioni comunali del territorio in cui don Aleardo ha svolto il suo ministero per quasi 60 anni: la sindaca di San Possidonio, Veronica Morselli, con gli assessori Rudi Accorsi e Agnese Zona, il sindaco di Medolla, Alberto Calciolari, e Antonio Tirabassi, presidente del consiglio comunale di Mirandola. Tanti amici hanno voluto dare l’ultimo saluto a don Mantovani, in particolare dalle parrocchie di San Possidonio, San Giacomo Roncole, Mirandola, Santa Giustina Vigona, Fossa. L’animazione dei canti è stata curata dal Masci di Mirandola, in particolare dagli “ex ragazzi” che hanno conosciuto don Aleardo quando era assistente ecclesiastico degli scout. Prima della benedizione finale, inoltre, è stato letto il messaggio a nome della comunità parrocchiale di San Possidonio. Insomma, come ha osservato il Vescovo nell’omelia, era presente un po’ tutta la storia di don Aleardo.

“Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. Questo intendo richiamare alla mia mente, e per questo voglio riprendere speranza. Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione; esse sono rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà” (Lamentazioni 3,17-26). Ha preso spunto da queste parole tratte dalla prima lettura monsignor Castellucci per l’omelia in cui ha tracciato un ritratto umano e spirituale di don Aleardo. “Contempliamo il grande mistero della Pasqua: Gesù è in croce, è nel sepolcro, ed è nella gloria del Padre. Un misto di sofferenza e di gloria, di dolore e di gioia – ha detto il Vescovo -. Questa è la vita di chi serve il Signore, e specialmente di chi lo serve nel ministero e lo rappresenta davanti alle comunità cristiane. Don Aleardo ha vissuto con particolare intensità il mistero della Pasqua in tutti i suoi aspetti: soprattutto negli ultimi anni, ci sono stati per lui tanti momenti di croce”. Don Erio ha ricordato che don Aleardo soffriva di forti emicranie: una volta il Vescovo andò a salutarlo alla Casa del clero mentre stava molto male, proprio in quel momento arrivò la telefonata di una parrocchiana di San Giacomo Roncole che portò un bagliore di luce sul volto di don Aleardo. Da qui lo spunto per la riflessione: “Egli sapeva che il mistero della Pasqua ha un lato luminoso, che non ci si può abbandonare semplicemente al lamento”, una luce sperimentata in particolare nell’amicizia, che apprezzava moltissimo. “Era un dono che coltivava, profondamente grato quando qualcuno lo ravvivava, a volte anche con delle feste molto belle, come quella per il suo 90° compleanno il 6 febbraio scorso”. Infine, don Erio ha citato il ricordo di don Aleardo inviatogli da uno degli ex scout mirandolesi: sacerdote dotato di affabilità e “senso diplomatico”, “aveva il ‘mal della pietra’ perché, dove si insediava, arrivavano orde di muratori per la ristrutturazione di chiese, canoniche e spazi che necessitavano di interventi. Una malattia benefica – ha osservato il Vescovo – perché don Aleardo ha consegnato tanti luoghi di aggregazione alle parrocchie”. In questo è stato un organizzatore e un bravo amministratore. Nello stesso tempo, però, curava le relazioni, “in modo a volte schivo, tentando di apparire burbero ma si vedeva che aveva un cuore grande”. E’ stato presente in ogni momento della vita dei suoi ragazzi: ai campi scout per consolare nei momenti di nostalgia, come insegnante di religione alle scuole medie, ha celebrato matrimoni, “è stato soprattutto uno dei potenti collanti di questo gruppo di amici. Un pastore che, anche nella sofferenza, ha sempre mantenuto accesa la luce della resurrezione. Ecco il mistero della Pasqua. Quando negli ultimi anni ripercorreva tanti episodi del passato a Mirandola, San Giacomo, San Possidonio – ha concluso monsignor Castellucci – la sua non era una nostalgia remissiva, quasi sconsolata, ma una nostalgia animata di gratitudine per il tanto che aveva ricevuto da Dio e che avrebbe voluto restituirgli. Chiediamo al Signore che, attraverso la preghiera di don Aleardo, la luce della resurrezione che si è accesa in un pastore così dedito possa continuare ad illuminare anche tutti noi”.

Dopo le esequie in Cattedrale, il feretro è stato trasportato per una sosta presso la parrocchia di San Giacomo Roncole. Qui, nel cimitero della frazione, don Aleardo è stato infine sepolto.

 

50° anniversario di ordinazione presbiterale di don Aleardo Mantovani, San Possidonio, 11 settembre 2010. A presiedere la Messa il vescovo Elio Tinti, fra i concelebranti don Franco Tonini che fu ordinato insieme a don Aleardo.

 

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