Un fiume rallegra la città di Dio
Commento al Vangelo di domenica 9 novembre
Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Commento
A cura di Padre Pasquale Cormio
Il tempio nuovo di Dio
L’introduzione nel calendario liturgico della festa della Dedicazione della Basilica Lateranense a Roma si deve a papa Benedetto XIII, quando consacrò l’edificio sacro nell’anno 1724 dopo la sua ricostruzione. Nella forma più antica la Basilica risale al tempo dell’imperatore Costantino; papa Silvestro I la dedicò al SS. Salvatore (318 o 324), mentre i titoli di san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista sono stati aggiunti rispettivamente nel IX secolo, sotto papa Sergio III, e nel XII secolo con papa Lucio II. La Cattedrale di Roma, ritenuta la madre di tutte le chiese di Roma e del mondo, è un segno che rimanda alla comunità dei credenti e a ciascun discepolo, i quali, uniti a Cristo, diventano “luogo santo” in cui Dio si manifesta e si fa conoscere.
Il Vangelo propone un gesto profetico, la cacciata dei mercanti dal tempio da parte di Gesù, che l’evangelista san Giovanni pone all’inizio del ministero pubblico di Cristo, a differenza dei vangeli sinottici, per i quali precede gli eventi della Pasqua. L’episodio inaugura una novità nella storia di Israele: non è più il tempio di Gerusalemme il centro liturgico, politico e sociale del popolo; esso viene relativizzato nel suo valore sacrale e sostituito dalla persona di Gesù Cristo, il Messia inviato dal Padre, l’unico Mediatore tra Dio e l’uomo. L’incontro con Dio non è più caratterizzato da sacrifici di animali né da meriti o profitti da parte dell’uomo, ma trova il suo fondamento in Gesù Cristo, la pietra angolare attorno a cui si stringono le pietre viventi dei credenti, il popolo della nuova alleanza. Il discepolo non deve limitarsi al solo culto esteriore, ma impara l’adorazione del Padre in spirito e verità (Gv 4, 23), ovvero animato dall’azione dello Spirito Santo e mediante la rivelazione di Cristo. Alla pratica dei sacrifici subentra un culto che informa la vita.
Il gesto della purificazione del tempio suscita la reazione stizzita dei Giudei, i quali chiedono a Gesù un segno che attesti la sua autorità messianica. La risposta di Gesù esige un’intelligenza spirituale: il tempio nuovo non è più l’edificio fatto di pietre, ma il suo corpo, il vero tempio di Dio. La Pasqua sarà il momento in cui si inaugura il nuovo culto dell’amore, che trionfa sulla morte e sul peccato, e che fa del Risorto la dimora stabile di Dio tra i suoi. Nella Chiesa, corpo di Cristo, noi riconosciamo il vero edificio spirituale, nel quale rendere culto a Dio.
L’apostolo Paolo amplierà la comprensione della presenza visibile e operante di Dio in mezzo al suo popolo, affermando l’inabitazione di Dio e dello Spirito di Dio nella comunità dei credenti e nel singolo discepolo. Su questa stessa linea si pone sant’Agostino, quando invita i fedeli a custodire in se stessi la presenza di Dio: “Ecco: voi siete poveri eppure costruite la chiesa. È la casa dove radunarvi per le vostre preghiere, per celebrare i divini misteri, per elevare inni e lodi a Dio, ove possiate pregare e ricevere i sacramenti. Voi capite ch’è la casa delle vostre preghiere. Volete costruirla? Siate voi stessi la casa di Dio e la casa è costruita” (disc. 107/9, 9). L’edificio per ergersi ha bisogno non solo di pietre materiali, ma di “pietre vive”, come le definisce l’apostolo Pietro (cfr. 1Pt 2, 5). “Che significa: Voi siete insieme costruiti come pietre viventi?”, si chiede ancora il vescovo di Ippona. “Per vivere, ti è necessario credere; credendo diventi tempio di Dio, nel senso inteso dall’apostolo Paolo quando dice: Santo è il tempio di Dio, e questo siete voi” (Comm. al salmo 121, 4). I fratelli, radunati nella Chiesa una ed unita, e ciascuno per la sua parte, costituiscono la casa di Dio.
Se la solidità di un edificio è assicurata dalle fondamenta poste in basso, al contrario in un edificio spirituale, come la comunità cristiana, la pietra angolare è nel cielo: “Quanto a noi, che veniamo costruiti in senso spirituale, il nostro fondamento è stato posto nella sommità”. Il fondamento è Cristo Risorto, che si trova nei cieli; verso di Lui non solo dobbiamo muoverci, ma affrettarci e correre per entrare nella comunione con Dio. Così la Chiesa terrena è anche un rimando alla pace della Chiesa celeste.
L’opera d’arte
Quentin Massys, Gesù scaccia i mercanti dal tempio (1520), Anversa (Belgio), Museo reale di belle arti. L’opera qui a fianco fu dipinta da Quentin Massys (o secondo un’altra grafia Matsys), il più autorevole pittore della scuola di Anversa tra ‘400 e ‘500, oppure, come ritengono alcuni studiosi, da un artista della sua bottega. Gesù, avvolto in un’ampia tunica bianca, si scaglia con la frusta sui venditori, alcuni dei quali scappano con gli animali e con la merce nel sacco e nel forziere, rovesciando i banchi, mentre uno, in primo piano, cade rovinosamente a terra. Peculiarità dello stile di Massys è il modo satirico, al limite del grottesco, con cui osserva la società del suo tempo cimentandosi più volte nella raffigurazione di cambiavalute, esattori delle tasse e mercanti, come vediamo appunto in questo dipinto. Da un arco, in fondo, sbucano le teste dei Giudei che osservano scandalizzati. Unendo tema sacro e scena di genere, il pittore non perde l’occasione per concentrarsi anche sui dettagli, secondo un’intonazione tipicamente fiamminga: sullo sfondo si notino, ad esempio, le colonne ricche di sculture a decorare l’architettura del tempio di Gerusalemme, che somiglia ad una slanciata chiesa delle Fiandre.
V.P.




